"Siamo inondati dalle immagini di Hollywood e da una visione del mondo filtrata attraverso lo sguardo yankee. Poi vai negli USA e ti accorgi che la realtà è diversa da come gli americani la raccontano, il che ti fa pensare che il modo in cui vogliono essere visti sia lo specchio di un disagio rispetto a quello che effettivamente sono" (A. Dominik, regista australiano)
giovedì 29 novembre 2012
lunedì 19 novembre 2012
AMERICAN DREAM. RISPOSTA AD OSTELLINO, di ANTONIO NICITA, Ostellino, la propaganda liberista e il sogno bianco-americano, IL FATTO, 19 novembre 2012
Il vecchio e inutile dibattito “Stato o Mercato” non solo è teoricamente ed empiricamente sbagliato – e storicamente superato in favore della complementarietà istituzionale e della varietà dei capitalismi – ma è anche del tutto inadeguato come paradigma interpretativo della crisi socio-economica che viviamo e delle complesse politiche (e del loro timing) che occorre attuare per uscirne.
Antonio Nicita è economista. Professore associato di Politica economica dal 2001, insegna all'Università di Siena e alla Luiss Roma. Si occupo di economia e diritto, economia industriale, regolazione dei mercati, antitrust. Tra i fondatori della Società Italiana di Diritto ed Economia e autore di vari articoli e libri. Sostiene che gli economisti e i giuristi debbano parlarsi sempre di più per migliorare la sostanza delle regole nel nostro paese
domenica 11 novembre 2012
DOPO LE ELEZIONI RIVINTE DA OBAMA. OSTELLINO P., Come è cambiato il sogno americano, IL CORRIERE DELLA SERA, 10 novembre 2012
“Barak Obama ha vinto perché offre (anche) ai meno fortunati l’opportunità di realizzare il sogno americano”. L’interpretazione “europea” delle elezioni americane è un ossimoro. Il sogno americano era l’ipotesi che ognuno potesse cavarsela da solo senza aiuto pubblico.
Ma è anche un’interpretazione corretta. Gli Stati Uniti non sono più quelli del 1835-40, descritti da Tocqueville nell’affresco liberale della “Democrazia in America”. Dopo la Grande Depressione del ’29 e il New Deal, erano già diventati un altro Paese.
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