domenica 4 maggio 2014

GENI IN CADUTA LIBERA. REDAZIONE, «Se Jobs fosse vivo sarebbe in cella?»Il New York Times attacca Mr.Apple, CORRIERE DELLA SERA, 3 maggio 2014

«Se Steve Jobs fosse ancora vivo sarebbe in galera?»: a chiederselo in maniera provocatoria è il New York Times, che riporta la tesi di chi sostiene che il fondatore della Apple sia stato l’ideatore, il principale promotore del cartello tra i big della Silicon Valley per tenere bassi i salari dei dipendenti. Una vicenda per la quale Apple, Google, Adobe e Intel hanno già deciso di patteggiare per evitare le conseguenze di una class action lanciata da ben 64.000 lavoratori. 



Multa o prigione fino a tre anniJobs - scrive il New York Times - «sembra non aver mai letto o aver scelto di ignorare il primo paragrafo dello Sherman Antitrust Act», nel quale si legge che «ogni cospirazione mirata a restringere la concorrenza e il commercio» è illegale. E chiunque violi questa norma - prevede la legge - deve essere considerato «colpevole di un reato, condannato e sanzionato con una multa o con la prigione non oltre tre anni». Oppure con entrambe le sanzioni. OAS_AD('Bottom1');«Era una violazione antitrust ambulante»«Steve Jobs era una violazione antitrust ambulante, ironizza Herbert Hovenkamp, massimo esperto di norme antitrust e professore alla University of Iowa College of Law, che si dice «stupefatto dai rischi che egli sembra abbia voluto correre». Il riferimento è anche al presunto cartello organizzato nel settore degli e-book, con molte case editrici che hanno patteggiato a fronte dell’appello presentato da Apple. «Riteneva che le regole non valessero per lui»Contro il «genio visionario» della Silicon Valley, morto a 56 anni il 5 ottobre 2011 per un cancro al pancreas, anche il suo biografo, Walter Isaacson: «Steve - ricorda - ha sempre pensato che le regole che si applicano alla gente comune non dovevano applicarsi a lui. Questa era la sua genialità ma anche la sua originalità. Riteneva di poter sfidare le regole della fisica e distorcere la realtà. Ciò che gli ha consentito di fare cose fantastiche, ma anche di spingersi oltre il lecito». Brian Lam, giornalista che si occupa di tecnologia e fondatore del sito The Wirecutter, dice che queste ombre sulla questione antitrust non hanno offuscato il lustro di Jobs nella Silicon Valley: «La sua reputazione è più o meno scolpita nella pietra». La Apple nn ha voluto fornire alcun commento.

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