mercoledì 15 aprile 2015

ANSIA DA SUCCESSO E ADOLESCENTI SUICIDI. M. LAURA RODOTA', I figli della borghesia nella Silicon Valley che si suicidano per ansia da successo, CORRIERE DELLA SERA, 14 aprile 2015

A Palo Alto, Silicon Valley in purezza, ci sono ragazzini multimilionari con startup alla Facebook e ragazzini che si buttano sotto i treni. Perché non diventeranno mai Mark Zuckerberg; perché non riescono a essere ammessi alla Stanford University che è proprio lì, aldilà dei binari, ed è la misura del successo scolastico. Perché i loro genitori, manager e professionisti di successo di ogni etnia, invece, se lo aspettavano.


Da ottobre, sotto quei binari, sono morti in tre. Altri, dal 2009, si sono uccisi allo stesso modo, e per percepita inadeguatezza. Lo racconta Frank Bruni del New York Times, autore di un bellissimo reportage da Palo Alto. Non succede solo lì: il «suicide contagion» si propaga nella Silicon Valley,  pure nei sobborghi benestanti di Washington e di Chicago. Colpisce gli adolescenti apparentemente avvantaggiati ed enormemente sotto pressione perché raggiungano traguardi, voti alti, ammissione a buoni college, garanzie di futuro che ormai sono riservate a pochi. Anche per questo — si viene a sapere da uno studio del Center for Disease Control and Prevention — il 17 per cento degli studenti americani delle superiori ha pensato almeno una volta di uccidersi. L’8 per cento ci ha provato.
«Non c’è una sola causa», ha saggiamente spiegato a Bruni Adam Strassberg, che a Palo Alto fa lo psichiatra e il padre di due teenager. Però i genitori c’entrano parecchio. Perché «sono consumati dalla paura di perdere il loro benessere e di non riuscire a trasmetterlo ai loro figli». Perciò li tartassano, a caccia di «standard scolastici insidiosamente alti», e i figli vivono nell’ansia. E non succede solo in America. Ovunque, genitori borghesi nervosi perseguitano i figli, li stalkano per controllare che studino, si preoccupano anche di pochi voti bassi. Pensano di aiutarli a ottenere il meglio e a vivere meglio da grandi; producono inferni domestici, danno lavoro a molti psicoterapeuti.
Tra cui il dottor Strassberg, che raccomanda a padri e madri di non rompere troppo l’anima sullo studio, di non massacrare i figli di attività, di non pensare «o Stanford o morte». Soprattutto, di non essere Genitori Tigre (che si ispirano alla Tiger Mother asiatica-americana del bestseller di Amy Chua, docente di Yale e madre ossessiva) ma Genitori Koala, affettuosi e simpatici (ci provi lui, a essere sempre simpatico con gli adolescenti di casa, però, d’altra parte).

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