Considerato uno dei più importanti scrittori americani, Don DeLillo (foto sotto) è nato a New York il 20 novembre 1936. Suoi sono affreschi letterari come Americana, Libra, eUnderground, ritenuto uno dei suoi capolavori; e poi gli interni nevrotici e gelidi di Rumore bianco ma anche di Cosmopolis (anche se gli interni, qui, sono costituiti da una limousine, all’interno della quale si svolge l’intero romanzo): ha raccontato i giorni della tragedia dell’11 settembre ne L’uomo che cade, ha esplorato lo spaziotempo della mente in Point Omega (i suoi libri sono editi da Einaudi).
La sua prosa è sospesa sul filo tra una grande vena realistica — le sue descrizioni riescono in pochi tratti a definire epoche, caratteri umani ed emozioni — e una profonda aura metafisica, che pone questioni filosofiche e interrogativi inattesi sul destino e soprattutto sulla realtà dell’esistenza. La sua è una famiglia di emigrati italiani, cattolici, e la sua giovinezza trascorre nel Bronx, tra gli studi e i primi lavoretti: è custode in un parcheggio, lavora in un’agenzia pubblicitaria. Poi, nel 1971, l’esordio: pubblica il primo romanzo,Americana.
Ne seguiranno altri sedici in quarantacinque anni, il più recente dei quali è Zero K, in uscita a maggio negli Stati Uniti per Scribner.
Dal punto di vista letterario, DeLillo (nella foto sotto: il suo reading al Festival Letterature, a Roma, nel 2011) è uno dei principali esponenti del «postmoderno». Ogni suo romanzo si può leggere a più livelli: ad esempio Body Art è la storia toccante e nitida di una vedova che, dopo la morte del marito, è alle prese con la difficile ripresa della vita quotidiana dopo il lutto. Ma si può leggere anche come la storia di una casa improvvisamente visitata da un misterioso fantasma (vero, immaginario, simbolico) e una riflessione sulla nostra presenza corporea e sensibile, sul rapporto sottile tra ciò che è reale e cio che è, misteriosamente, reale in un altro modo.
Una vena così singolare, tra realismo americano e riflessione metafisica, non poteva non affascinare il cinema: per un solo romanzo, tuttavia, DeLillo ha accettato di cedere i diritti cinematografici (anche se di recente anche i diritti per il romanzo I nomi sarebbero stati opzionati dal regista Alex Ross Perry) e cioè per Cosmopolis (sotto: una scena del film omonimo). La pellicola, del 2012, è firmata da David Cronenberg, il maestro dell’horror metafisico che ha diretto film come La zona morta (dal romanzo di Stephen King), Il pasto nudo (dal libro di William S. Burroughs) e Crash (dal libro di James G. Ballard). Una delle peculiarità del romanzo è che si svolge quasi interamente in una limousine (e in bar e locali, durante le tappe del percorso), con la quale un giovane miliardario sta attraversando New York.
Uno degli elementi fondamentali nelle opere di DeLillo è la città di New York: daUnderground a Cosmopolis, la città è raccontata a partire dalle sue strade, dai luoghi in cui si muove la folla, stadi, quartieri, uffici, marciapiedi, mentre lo stesso DeLillo (foto sotto) è immortalato in numerosissime foto proprio sullo sfondo «realistico» della città. Alla metropoli americana e alla tragedia dell’11 settembre è dedicato in particolare il libroL’uomo che cade: narrato su due binari spaziotemporali, dentro uno degli aerei che stanno per schiantarsi e nella vita di un sopravvissuto dopo l’attentato.
Ma c’è un altro trauma americano che DeLillo ha narrato e interpretato: Libra è il racconto di un momento cruciale per la storia degli Stati Uniti, l’attentato che uccise John Fitzgerald Kennedy a Dallas nel 1963. Il punto di vista di DeLillo mette al centro della narrazione lo stesso Lee H. Oswald (foto sotto: a sinistra Lee H. Oswald, a destra la copertina americana del romanzo). Mentre da una parte delinea la biografia dell’assassino, dall’altra DeLillo racconta gli sviluppi della politica statunitense dell’epoca, la crisi della Baia dei Porci, le attività della Cia, le associazioni degli esuli cubani, i conflitti tra sostenitori e oppositori di Kennedy, i traffici della malavita e l’atmosfera della guerra fredda.
Molti autori considerano Don DeLillo un ispiratore: è stato il caso di David Foster Wallace, scomparso nel 2008, ed è il caso di Jonathan Franzen (foto sotto: da sinistra, DeLillo e Franzen in una conferenza alla New York Public Library, nel 2012). Proprio nel corso di un incontro pubblico tra i due nel 2012, Franzen ha affermato: «Leggendo le sue parole, si ha la sensazione di poter arrivare a qualcosa di veramente molto profondo, se solo fosse possibile passare, materialmente, tra le singole lettere». E ha definito «mistica» la sua scrittura.Qualcosa di mistico è anche nel romanzo in uscita a maggio negli Stati Uniti, Zero K;racconta l’ultima frontiera, la morte, e la storia di un miliardario che tenta di oltrepassarla: intende salvare la moglie gravemente malata affidandola alla — esclusivissima — tecnologia criogenica.
"Siamo inondati dalle immagini di Hollywood e da una visione del mondo filtrata attraverso lo sguardo yankee. Poi vai negli USA e ti accorgi che la realtà è diversa da come gli americani la raccontano, il che ti fa pensare che il modo in cui vogliono essere visti sia lo specchio di un disagio rispetto a quello che effettivamente sono" (A. Dominik, regista australiano)
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