martedì 23 agosto 2016

ECONOMIA FINANZIARIA MADE IN USA. L. GROSSO, Il broker americano che guadagnava con la morte, L'ESPRESSO, 18 agosto 2016

Fai sottoscrivere un investimento a un malato terminale, aspetti che il destino faccia il suo corso e poi recuperi la plusvalenza. Semplice, pulito, veloce: un sistema tanto cinico quanto perfetto quello messo a punto da Donald "Jay" Lathen, broker newyorkese oggi sotto inchiesta della SEC (Securities and Exchange Commission) l’organismo di vigilanza americano, simile alla nostra Consob, che controlla la regolarità delle operazioni  finanziarie.



Secondo la SEC , Lathen aveva escogitato un modo infallibile ma fraudolento per far fruttare (a suo vantaggio) la condizione dei malati terminali. Il sistema funzionava così: attraverso una rete di collaboratori (probabilmente prezzolati) fatta di infermieri, medici e assistenti di case di cura, Lathem riusciva a venire a conoscenza dei nomi dei pazienti più gravi, quelli la cui aspettativa di vita non superava i 6 mesi.

Una volta avuti i loro nomi, Lathem li andava a trovare e proponeva  loro un accordo piuttosto vantaggioso: dovevano mettere la firma in calce a un contratto di investimento, di cui lui stesso era il cointestatario, in cambio, ricevevano diecimila dollari e una generica promessa di assistenza sanitaria. Tutto qui.  Un accordo blindato, a cui i malati non avevano ragione di dire no, anche perché i soldi investiti non erano i loro, ma quelli della società di investimenti dello stesso Lathen, la Eden Arc Capital Management LLC, quindi, in teoria, di nessuno. In più il malato si ritrovava con 10 mila dollari in tasca. L’unica cosa che doveva fare era firmare e poi mantenere la promessa di morire.

E cosa ci guadagnava Lathen se i soldi investiti erano già suoi? Semplice: la plusvalenza. Il fondo che sottoscrivevano (il malato e Lathen) aveva una ‘dead put’, ossia una clausola in caso di morte, come fosse un’assicurazione. La ‘dead put’ prevede che, in caso di decesso del sottoscrivente non solo la cifra sia restituita per intero, ma sia restituito il corrispettivo del  valore massimo potenziale delle azioni, in genere superiore a quello di acquisto effettivo. Così il capitale tornava alla base, la Eden, con l’aggiunta di una plusvalenza ottenuta in breve tempo e a costo zero.

Un delitto finanziario perfetto che per quanto cinico e moralmente discutibile non danneggiava gli anziani e i malati, ma colpiva, e molto (la SEC stima una cifra di circa 100 milioni di dollari in cinque anni, di cui 9,5 milioni finiti direttamente a Lathen) banche e società di investimento.

Questo, più che il cinismo di chi specula sulle ultime settimane di vita di un malato, ha fatto intervenire la SEC. L’istituto di vigilanza americano, come forse è nell’ordine delle cose, non è interessato a proteggere la tranquillità di chi sta per morire, ma quella dei fondi di investimento che fanno sottoscrivere investimenti con la ‘dead put’, una forma di garanzia, più snella di un’assicurazione, rivolta a giovani e sani investitori, non a malati in fin di vita.

Non potendo accusare Lathen di appropriazione indebita o di circonvenzione di incapace, perché non risulta Lathen abbia mai fatto niente di tutto questo, la SEC gli sta contestando aspetti più tecnici della vicenda. In particolare il fatto che la dichiarazione alla base del contratto di investimento fosse mendace: le due firme degli intestatari del fondo non erano quelle dei reali proprietari dei soldi, perché il capitale investito non era né del malato né di Lathen, ma della sua società, la Eden. E dunque, se il contratto è mendace, l'investimento è nullo e il risarcimento non è dovuto. Certo, si tratta di un cavillo, visto che la società era comunque di Lathen. Ma un cavillo che vale 100 milioni di dollari.

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