Distinguiti in ciò che fai, recita l’homepage di LinkedIn, il papà dei social network dedicati al lavoro. Per un manipolo di nuovi arrivati lo slogan va riformulato in senso contrario: più che distinguersi, per lavorare bisogna unirsi a chi ci somiglia.
Funzionano così i nuovi social lavorativi, e che il modello verticale sia valido lo dimostrano i numeri ma soprattutto le percentuali di iscrizione all’interno delle categorie alle quali sono dedicati. Per esempio RallyPoint, creato per i membri dell’esercito americano, ha già conquistato il 10% dei militari di professione e Doximity, lanciato per venire incontro alle esigenze dei medici statunitensi, ne vede iscritti poco meno della metà.
Il motivo del loro successo è semplice: i social verticali servono per essere più attraenti nel mercato interno ai settori di riferimento, ma anche per migliorare le potenzialità degli utenti, spesso difficilmente comprensibili ai non addetti ai lavori. Per questo non impensierisce LinkedIn, che dall’alto dei suoi 332 milioni di iscritti in tutto il mondo resta il miglior biglietto da visitale digitale per cercare lavoro a tutto campo.
Cronologia
Il più anziano dei nuovi arrivati è Spiceworks: è nato nel 2006, quando il boom dei social era ben al di là da venire e lo stesso Twitter ancora non era stato inventato (mentre Facebook, lanciato due anni prima, muoveva i suoi primi passi). Che il fondatore ed attuale ceo Scott Abel abbia fiutato il trend prima di molti altri non stupisce, visto che Spiceworks è un network professionale dedicato agli specialisti dell’industria dell’information technology. Insomma una sorta di piazza virtuale per i nerd, dove gli iscritti possono scambiarsi pareri sui prodotti e cercare insieme soluzioni per i clienti, cioè le aziende che si occupano di tech. In tutto, oggi, la piattaforma ha convinto circa 6 milioni di utenti (il 40% di chi lavora nel settore) e conta su investimenti pari a 111 milioni di dollari in arrivo da investitori tra i quali ci sono anche Goldman Sachs e società di venture capitalist.
Dopo Spiceworks è arrivato Edmodo. Sono passati solo due anni ma il salto di pubblico è notevole: mentre il primo si rivolgeva agli specialisti del tech, il secondo è dedicato agli insegnanti. Risponde ad una domanda pressante delle scuole più avanzate: serve a gestire al meglio le classi online. Ma non solo, offre anche agli iscritti la possibilità di dialogare fra loro creando network di insegnanti che possono così scambiarsi consigli ed esperienze. In pochi anni si è conquistato 44 milioni di utenti ed è disponibile non solo in inglese ma anche in spagnolo, portoghese, tedesco, greco, francese, turco, olandese, cinese. Gli 87,5 milioni di dollari che finora Edmodo ha ottenuto sono serviti a creare «un ambiente sicuro e protetto per gli insegnanti», come ha spiegato al Financial Times la ceo Crystal Hutter.
Salute
Poi c’è Doximity, il social per i medici. Secondo le cifre fornite dalla società nei suoi quattro anni di esistenza è riuscito a far iscrivere il 40% dei dottori americani (e ad ottenere fondi per 81,8 milioni). Merito, anche in questo caso, di una doppia funzione: da un lato permette di comunicare con i colleghi, dall’altro consente anche di interfacciarsi con ospedali ed enti amministrativi per il disbrigo di pratiche e il recupero di dati ed informazioni. Ma, come sottolinea il ceo Jeff Tangeny, il social ha dalla sua un vantaggio fondamentale: Doximity è così importante perché ai medici americani non è consentito utilizzare email per comunicare tra loro (se non si affidano al social devono limitarsi al fax, unica alternativa prevista).
L’ultimo arrivato è RallyPoint per i militari, anche in pensione. Conta 400 mila iscritti, il 10% dei militari statunitensi, sia uomini sia donne. L’intuizione del ceo Yinon Weiss (che ha fondato la startup dopo aver abbandonato la divisa) è stata quella di creare una piattaforma dove i militari potessero aggiornarsi su missioni e attività ma anche pensare a come reinventarsi nel privato usando qualità acquisite durante gli anni sotto le armi. Al momento è alimentato con un fondo da 7 milioni, ma ha grandi potenzialità visto che, come ha spiegato Weiss, «i militari di professione LinkedIn non sanno nemmeno cosa sia».
12 novembre 2014 | 12:11
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