Non tutti possono vendere l’anima al diavolo, per la semplice ragione che bisogna avere qualcosa che Belzebù abbia voglia di comprare. Nel caso di J. D. Vance, il qualcosa c’era: non il suo servilismo verso Trump, non il suo talento di scrittore, ma una qualità che è molto rara nella politica americana: l’autenticità.
Vance è davvero cresciuto negli Appalachi, salvato da due nonni di scorza dura, bianchi poveri come ce n’erano, e ce ne sono, a milioni.
In Trump tutto è falso: la sua abilità di uomo d’affari, il suo patrimonio, la sua fede religiosa, le sue convinzioni politiche. È talmente bugiardo che giornalisti e oppositori perdono la bussola cercando di smentire le sue frottole. Quindi scegliere come candidato vicepresidente qualcuno che è davvero cresciuto in Ohio, davvero aveva una madre tossicodipendente e davvero è stato capace di descrivere tutto questo in Hillbilly Elegy è sicuramente la prova che il talento satanico di Trump è purtroppo ancora al lavoro.
Questa recensione è uscita nel 2016 su Alfabeta2, la rivista culturale fondata da Nanni Balestrini