lunedì 20 gennaio 2025

TRUMP AL SECONDO MANDATO. MONOPOLI DEI MEDIA E POTERE. INTERVISTA CON STILLE A., “Zuckerberg, Bezos e i miliardari del tech puntano su Trump per potere e soldi senza limiti”, parla Alexander Stille, L'UNITA', 19.01.2025

 Quello che il mondo si appresta a conoscere, con cui fare i conti, sarà un Trump 4.0, con le spalle protette dai grandi capi del Big Tech (Alphabet, Amazon, Apple, Meta, and Microsoft). A sostenerlo è Alexander Stille. Giornalista e scrittore statunitense, Stille collabora con prestigiose testate come The New Yorker e The New York Times, e insegna giornalismo alla Columbia University.


Professor Stille, lunedì Donald Trump si insedia alla Casa Bianca. C’è chi parla di un Trump 2.0…
Forse un Trump 4.0. Qualcosa di più drastico, più esagerato, dirompente, rispetto al suo primo mandato. Se lui ha dei rimpianti rispetto ai suoi trascorsi quattro anni di presidenza, è di essersi prestato troppo ai consigli dell’establishment, di aver rispettato troppo le regole. Quelle regole che poi ha infranto portandolo alla seconda vittoria. Lui è davvero convinto che un Trump senza freni, un Trump che fa tutto quello che vuole, è il Trump che l’America vuole. Non sappiamo quanti dei suoi piani proclamati in campagna elettorale, potrà effettivamente realizzare. Vorrà e potrà davvero deportare 11 milioni di immigrati senza documenti? Vorrà veramente invadere la Groenlandia piuttosto che Panama? Ne dubito fortemente. C’è una grande incognita tra le sue promesse e minacce e quello che potrà realmente fare. Una in particolare è molto rilevante sul piano interno.

Di cosa si tratta, professor Stille?
Trump ha promesso di non toccare le social security, le pensioni, ma Elon Musk, alla guida di un nuovo dipartimento federale chiamato “Dipartimento per l’efficienza del governo” (Doge), minaccia di togliere 2 mila miliardi di dollari dal budget federale americano, il che vuol dire riorganizzare drasticamente lo stato del welfare negli Stati Uniti, di smantellare l’apparato amministrativo. Vorranno andare avanti fino in fondo su questo progetto e quante resistenze troveranno anche tra le fila dei repubblicani? Le incognite sono tante. Cosa ne sarà della guerra commerciale evocata da Trump contro Canada, Messico, Cina, Europa. Quanto è un bluff in una partita di poker globale per ottenere qualcosa rispetto al tutto proclamato in campagna elettorale? E così via.

Lei ha fatto riferimento a Elon Musk. Le sue reiterate uscite a gamba tesa su diversi leader europei preoccupano alquanto nel vecchio continente. Musk avrà così tanto peso nel Trump 4.0?
È difficile fare previsioni. Molte delle persone che conoscono bene i due personaggi, immaginano che prima poi ci sarà uno scontro tra Musk e Trump. Due ego megagalattici che dovrebbero convivere, ognuno dei quali è assolutamente convinto di essere il centro dell’universo. Ma di centro universale ce ne può essere soltanto uno. Una rotta di collisione è nelle possibilità, anche se probabilmente non a breve. Il problema vero, e più grave, è un altro, e va ben oltre la decisione di Musk di sostenere massicciamente Trump.

Quale sarebbe questo problema, professor Stille?
La scelta di tutti i capi del Big Tech di spostarsi verso Trump. Significative in tal senso sono le mosse, a mio avviso vergognose, del padrone di Facebook e Ceo di Meta, Mark Zuckerberg, di abbandonare qualsiasi tentativo di controllo dei social media e di allinearsi su tutte le posizioni più reazionarie della destra americana. Lo stesso vale per il padrone di Amazon, Jeff Bezos, che non solo ha cancellato l’endorsment del Washington Post, di cui è l’editore, per Kamala Harris, ma adesso ha deciso di stanziare 40milioni di dollari per un film sulla vita di Melania Trump. Tutti questi grandi magnati del Big Tech hanno stanziato somme enormi per l’Inauguration Day di Trump, vanno a cena a Mar-a-Lago e si mettono a disposizione, sperando di ottenere, e probabilmente l’otterranno, via libera verso la crescita senza limiti né regole delle loro companies. C’è una cosa che non è stata, a mio avviso, compresa nella sua portata dirompente in queste elezioni…

Vale a dire?
Biden aveva tentato, attraverso il meccanismo dell’antitrust, di mettere un qualche limite al potere sfrenato delle grandi compagnie tecnologiche, minacciando di smantellare Meta, cioè di separare Facebook, Instagram, Whatsapp…. E i capi di Big Tech, che in passato erano culturalmente lontani da Trump, hanno capito che i loro interessi andavano in quella direzione e che la comunicazione delle notizie su Twitter, Facebook e non solo, era tendenzialmente di destra: notizie esagerate, oltraggio morale, fake news… I social media sono diventati l’incubatore di questa comunicazione estrema soppiantando i media tradizionali. In passato, i capi dei social media hanno riconosciuto che c’era qualche pericolo nelle teorie cospirazioniste, nelle fake news, cercando di moderare, almeno un po’, le cose più esagerate, pericolose che generavano i social media.

Mentre adesso, professor Stille?
Ora hanno detto chissenefrega… Ha vinto quello di destra, ci promette di non ficcare il naso nei nostri affari; quindi, mettiamo i social a sua disposizione e noi facciamo i nostri interessi e moltiplichiamo a dismisura fatturati e potere. Dietro la vittoria di Trump c’è questo riallineamento dei grandi poteri economici, finanziari, tecnologici, politici, in una dimensione planetaria. E questo dovrebbe preoccupare, molto.

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