Una notte da far West e una città sotto assedio. Boston si è risvegliata venerdì mattina nel terrore, a soli quattro giorni dall'attentato alla maratona, con interi quartieri chiusi da cordoni di polizia, scuole pubbliche e università blindate, trasporti bloccati. Due persone sono state fermate nella casa dove vivevano i due fratelli ceceni, circondata dalla polizia. Il fuggitivo nel mirino di metà esercito era stato dato in fuga verso New York, a bordo di una Honda Crv di colore grigio di cui è stato divulgato il numero di targa. La macchina è però poi stata rintracciata, senza nessuno a bordo. Anche la perquisizione a un treno Amtrak proveniente da Boston non ha dato frutti. Al momento la polizia starebbe braccando il sospetto a Waterfront, un sobborgo a una decina di chilometri da Boston.
«IL DIAVOLO» - John Kerry, il segretario di Stato americano che ha partecipato alla Casa Bianca a un vertice col presidente Barack Obama e tutti i responsabili della sicurezza nazionale, ha dichiarato: «Stiamo affrontando il diavolo».
SPARATORIA AL MIT - Il bilancio al momento è di due morti - il «sospettato n. 1» dell'attentato e una guardia dell'ateneo, Sean Collier, 26 anni - un agente ferito e il secondo sospettato in fuga. L'allarme è scattato poco dopo le 22, ora locale, quando una guardia del Mit, il Massachusetts Institute of Technology, intervenuta dopo avere ricevuto una segnalazione di disturbo della quiete pubblica, è stata uccisa nel campus, nel corso di una sparatoria. I due sospetti poi avrebbero rubato un'auto puntando una pistola al conducente, che successivamente avrebbero rilasciato illeso. A quel punto è scattata la caccia all'uomo e i due presunti killer hanno lanciato dall'auto esplosivi contro la polizia che li ha inseguiti fino a Watertown, sobborgo a una decina di chilometri dal centro della città.
"Siamo inondati dalle immagini di Hollywood e da una visione del mondo filtrata attraverso lo sguardo yankee. Poi vai negli USA e ti accorgi che la realtà è diversa da come gli americani la raccontano, il che ti fa pensare che il modo in cui vogliono essere visti sia lo specchio di un disagio rispetto a quello che effettivamente sono" (A. Dominik, regista australiano)
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento