Il presidente Usa a poche ore dallo «shutdown». A rischio oltre 700 mila dipendenti pubblici
Obama non ci sta. «Non sono affatto rassegnato a una paralisi dello Stato», ha spiegato il presidente americano a poche ore dalla scadenza per l'innalzamento del tetto del debito in Usa. Il tutto mentre i repubblicani continuano a fare muro contro il governo. Lo Speaker repubblicano alla Camera, John Boehner ha dichiarato infatti di non voler fare marcia indietro sulla richiesta di rinvio della riforma sanitaria: «La Camera - dice - ha fatto il suo lavoro» e invita i democratici a votare per il provvedimento repubblicano. A loro volta i democratici, che controllano il Senato, hanno respinto la proposta repubblicana, chiedendo alla Camera di approvare un bilancio provvisorio per il 2014.POSTI DI LAVORO A RISCHIO - E intanto si fanno i conti su quanto costerebbe al paese il primo «shutdown» dal 1996, quando in carica c'era il presidente Bill Clinton. Come riporta il Washington Post, la chiusura parziale delle agenzie federali potrà costare circa 200 milioni di dollari al giorno alla regione della capitale Washington, quella con più alta concentrazione di dipendenti pubblici e appaltatori federali. Inoltre, oltre 700.mila dipendenti pubblici potranno essere a vario titolo subire l'effetto negativo di uno «shutdown». Secondo Stephen Fuller, direttore del Center for Regional Analysis della Mason University, la paralisi federale peserà anche sul turismo, da cui deriva buona parte degli introiti della regione, specie se saranno chiusi musei, il National Zoo e le altre attrazioni locali. Tuttavia gli effetti negativi non si sentiranno subito: «l'economia non patirà molto a meno che lo shutdown non duri per tre o quattro settimane, ma per l'area di Washington è uno tsunami», ha detto Fuller, tanto più che il «sequester», i tagli automatici alla spesa pubblica scattati lo scorso marzo, ha già provocato danni sensibili alle casse della regione.
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