WASHINGTON - Dylann Roof ha pensato di essere un ribelle sudista. È stato lui a sparare, ha confessato agli inquirenti. Motivando la strage così: voleva scatenare «una guerra razziale». Un guerrigliero irriducibile, convinto che l’America sia finita in mano ai «neri», quelli che «stuprano le nostre donne». Idee estreme in una testa a volte annebbiata dalla droga. Sin dai tempi del liceo , come raccontano gli amici della scuola.
«Era un po’ strano, si imbottiva di roba e faceva battute razziste - hanno ricordato -, solo che pensavamo fosse solo uno scherzo». Invece dallo scherzo è passato ai fatti attaccando la chiesa di Charleston dove ha ucciso, mercoledì notte, 9 persone. Un assalto pianificato, pare, da sei mesi e reso possibile dalla pistola calibro 45 comprata - secondo la polizia - da lui stesso in un negozio della città. In una prima versione si era detto che fosse stato un regalo del padre.
«Era un po’ strano, si imbottiva di roba e faceva battute razziste - hanno ricordato -, solo che pensavamo fosse solo uno scherzo». Invece dallo scherzo è passato ai fatti attaccando la chiesa di Charleston dove ha ucciso, mercoledì notte, 9 persone. Un assalto pianificato, pare, da sei mesi e reso possibile dalla pistola calibro 45 comprata - secondo la polizia - da lui stesso in un negozio della città. In una prima versione si era detto che fosse stato un regalo del padre.
Legami con gruppi xenofobi
Dalton Tyler, un amico del killer, ha rivelato alla tv Abc che Roof parlava continuamente di segregazione razziale e voleva scatenare «la guerra civile» per poi togliersi la vita. Anche i familiari, malgrado i rapporti si fossero rarefatti, avrebbero notato negli ultimi mesi un cambiamento. Era «preso» da tesi estremiste e probabilmente era entrato in contatto con ambienti che avevano accentuato la sua posizione radicale. Un aspetto sul quale sta indagando l’Fbi per capire se ha fatto tutto da solo o sia stato ispirato da qualcuno. Un profilo di indagine che ricorda quelle contro i lupi solitari jihadisti. Del resto Roof può essere considerato un terrorista «interno».
Guai con la legge
L’autore della strage, 21 anni, ha avuto anche qualche incontro con la legge. Problemi comunque minori. In un’occasione è stato arrestato perché trovato in possesso di sostanze che potevano essere usate come uno stupefacente. Poi gli avevano ordinato di non avvicinarsi ad un centro commerciale in quanto aveva infastidito ripetutamente i dipendenti di un paio di negozi. Episodi che non ne facevano un elemento sospetto mentre sarebbe stato più importante osservare le sue teorie sulla supremazia bianca. Idee mai nascoste. Le difendeva in pubblico usando una targa dell’auto con il vessillo sudista, indossando magliette con le bandiere del Sud Africa dell’apartheid e della Rhodesia. Poteva sembrare ostentazione invece erano spie dell’odio che lo ha spinto a sparare «ai neri». Perché, come ha detto ad una donna all’interno della chiesa episcopale, doveva farlo.
L’intervento di Obama
Il presidente Obama è di nuovo intervenuto sulla strage: «Un evento scioccante che ci ricorda come abbiamo ancora molta strada e molto lavoro da fare», ha detto da Los Angeles. Il suo portavoce ha invece attaccato il Congresso sostenendo che è stato «incapace di affrontare la questione delle armi» nonostante le molte iniziative della Casa Bianca. Le 23 azioni esecutive presidenziali, ha aggiunto, da sole non bastano e deve essere il parlamento ad adottare misure più efficaci.
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