domenica 18 giugno 2017

FINE DEL LIBERO MERCATO. I MONOPOLISTI AMERICANI DEL WEB. C. DE CESARE, Amazon, Apple, Google: ecco come i giganti tech si stanno prendendo l’America (e il mondo), CORRIERE DELLA SERA, 18 giugno 2017

Google? È ancora oggi il più grande (e usato) motore di ricerca ma il suo Android è il sistema operativo per dispositivi mobili più diffuso al mondo. 


Non solo: Big G ha cambiato l’industria delle mappe, sta lavorando ai palloni ad alta quota per internet, agli aquiloni per la raccolta di energia ed è anche probabilmente il più grande leader nel settore delle auto che si guidano da sole. Facebook non è più solo il social con le fotine che ci ricorda i compleanni degli amici. Sta creando droni, videocamere a 360 gradi, lavora alla realtà virtuale. Idem per Apple: era un’azienda di computer, è diventato uno dei più grandi produttori di smartphone, ha appena lanciato un sistema di pagamento mobile. E ha persino cominciato a produrre contenuti video. L’offerta da 13,7 miliardi di dollari di Amazon per la catena di supermercati Bio Whole Foods, è solo l’ultima conferma: le «multinazionali americane tecnologiche stanno allargando i loro tentacoli spingendosi in business complementari, cannibalizzando le aziende esistenti». Prendendosi insomma tutto quello che possono, come scrive il Wall Street Journal che arriva addirittura a ipotizzare una nuova età dell’oro in cui potere e ricchezza saranno concentrati in pochissime mani. Le loro. Il giornale americano, in occasione dell’ultimo colpo di Jeff Bezos negli Stati Uniti, ha pubblicato un pezzo sui «tentacoli» delle aziende tecnologiche che si stanno prendendo l’America. E il mondo, verrebbe da dire, in barba alle molteplici accuse di monopolio finite sempre in un nulla di fatto (o multe da solletico).
Ma mentre Google e Facebook fanno ancora pochi guadagni con le attività «collaterali» e il gigante di Cupertino ha appena cominciato, Amazon invece ci sta riuscendo benissimo. Ha poco più di vent’anni ed è passata dai libri ai beni di consumo, fino ai servizi di cloud computing per le aziende (un business da 14 miliardi l’anno) e ora i supermercati con 460 punti vendita negli Stati Uniti, in Canada e Gran Bretagna. L’acquisizione, la maggiore della storia di Amazon, è un’operazione che «trasforma non solo le vendite al dettaglio degli alimentari, ma le vendite al dettaglio in generale» ha sottolineato Moody’s. Che vede la potenza di fuoco del colosso di Bezos talmente forte, da poter cambiare l’inflazione in America. Secondo l’agenzia di rating infatti, a preoccupare i rivali di Amazon, non sono tanto le consegne veloci ma la possibile «spinta deflazionistica» che Bezos può causare facendo abbassare a Whole Foods tutti i prezzi per diventare meno elitaria e più competitiva. Una prospettiva che fa tremare colossi come Walmart che pure capitalizza più di 200 miliardi di dollari, ha vissuto la Guerra Fredda e ha visto salire al potere 10 presidenti degli Stati Uniti d’America. «Cosa può fare con i soldi un’azienda come Apple che ha un quarto di trillioni di dollari in contanti? Tutto ciò che vuole - scrive il Wall Street Journal - e lo stesso vale per Amazon, Facebook, Google ed Elon Musk, fondatore di Tesla». Comincerà Amazon a occuparsi di trasporti? Apple aprirà una banca? Facebook si comprerà un’azienda di telecomunicazioni? Non lo sappiamo. Ma prima o poi, scrive il giornale americano, sarà giusto cominciare a chiederci se è stato un bene aver lasciato che tutte queste aziende che forniscono beni, servizi, tecnologie fighe ed emozionanti, si prendessero tutto e velocemente. 
«Good point», direbbero gli americani. E non solo loro.

Nessun commento:

Posta un commento