martedì 20 giugno 2017

LA MELA BACATA 2. G. A. STELLA, Le parole di Tim Cook e l’umanità che soffre, CORRIERE DELLA SERA, 20 giugno 2017

«Come posso servire l’umanità? Questa è la domanda più importante della vita», ha detto giorni fa il numero uno di Apple Tim Cook ai laureati del Mit di Boston. Evviva. E sono importanti tante altre cose dette dal guru hi-tech. La preoccupazione per le «persone che pensano come i computer, senza valori o compassione, senza preoccuparsi delle conseguenze».



 L’invito a «non dare retta ai trolls». L’incoraggiamento ai ragazzi a misurare il proprio «impatto in termini di umanità e non di “mi piace”». Come non essere d’accordo? Resta un dubbio: ma l’«umanità» che vuol «servire» è la stessa che serve papa Francesco, peraltro citato dal successore di Steve Jobs come «un uomo che ha passato più tempo a dare conforto agli abitanti delle favelas che a colloquio coi capi di Stato»? «La carne dell’umanità è ferita dall’ingiustizia, dalla sopraffazione, dall’odio e dall’avidità», dice il Santo Padre. Che batte e ribatte: «l’avidità di denaro è la radice di tutti i mali».

Il guaio è la Apple, su questi temi, zoppica. Ricordate l’inchiesta del New York Timesdi cinque anni fa, ripresa da Paolo Salom, sugli stabilimenti cinesi della società di Cupertino? «Basta leggere il cartello che mette in guardia gli operai, come una riedizione del dantesco “Lasciate ogni speranza o voi ch’entrate”. Dice: “Lavorate duramente oggi o duramente trovatevi un altro lavoro domani”». E ancora: «Turni sulle 24 ore, sei giorni su sette, 12 ore per turno, senza potersi mai sedere, punizioni per i ritardatari, costretti a scrivere umilianti lettere di scuse, dormitori affollati all’inverosimile…». Da allora, anche se dopo i 13 suicidi nel solo 2010 nella sola fabbrica Foxconn di Shenzhen la Apple ha diffuso rassicurazioni sulle regole date «per migliorare le fabbriche negli ultimi anni, dotando i fornitori di un codice di condotta», riemergono periodiche nuove accuse, nuove polemiche. Spiegava un anno e mezzo fa il sito cinaforum.net, ad esempio, che nonostante la «diminuzione dell’orario di lavoro ufficiale da 63 a 60 ore settimanali» a 1,85 dollari l’ora (ufficiale: poi ci sono gli straordinari) un’inchiesta condotta con operai infiltrati dall’Ong americana China Labour Watch aveva rivelato pesantissime condizioni lavorative e sanitarie. Poi ci sono le accuse di Amnesty International alla Congo Dongfang Mining (a controllo cinese) le cui miniere forniscono a varie multinazionali, Apple compresa, gran parte del cobalto mondiale, estratto tra gli altri da moltissimi bambini costretti a lavorare in condizioni disumane.

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