domenica 30 giugno 2013

GENI AMERICANI. F. TORTORA, Michael Jackson «avrebbe comprato il silenzio sui suoi abusi sessuali con 35 milioni di dollari», IL CORRIERE DELLA SERA, 30 giugno 2013

Un predatore seriale di bambini, pronta a sborsare fior fiori di quattrini pur di comprare il loro silenzio. E' il ritratto sconvolgente di Michael Jackson secondo alcuni documenti scottanti dell'Fbi, mai resi pubblici e che sarebbero stati consultati dal domenicale britannico Sunday People. Il tabloid afferma che l'ex re del pop, scomparso nel 2009, avrebbe pagato almeno 35 milioni di dollari a due dozzine di teenager, vittime dei suoi abusi sessuali




ABUSI - I documenti affermano che gli abusi sessuali, iniziati nel 1989 a Neverland , la sontuosa tenuta del cantante si sarebbero protratti per tutti gli anni 90. Jackson amava restare in compagnia dei bambini, guardare film pornografici con loro, toccarli e accarezzarli nelle parti intime. L'Fbi avrebbe conosciuto la verità su Jackson già nel 2002, quando cominciò a indagare su Anthony Pellicano, il detective delle star, coinvolto in decine di casi di spionaggio privato e assunto da Jackson per annacquare le accuse di pedofilia contro di lui. Tra i documenti sequestrati a Pellicano, c'erano numerosi fascicoli sullo stesso Jackson, che provavano chiaramente le accuse di pedofilia. Anche un collaboratore di Pellicano avrebbe confermato all'Fbi che Jackson era un pedofilo. Peccato che questi documenti non siano stati trasmessi ai pubblici ministeri che nel 2005 tentarono invano di inchiodare Jackson nel controverso processo per molestie sessuali

ACCUSE - Il collega di Pellicano è stato intervistato dal Sunday People e, in cambio dell'anonimato, ha confermato le scioccanti accuse contro Jackson. L'uomo ha dichiarato di aver deciso di dire pubblicamente la verità sul cantante dopo che il coreografo Wade Robson, che negli anni novanta era uno dei tanti bambini che frequentavano Neverland, ha recentemente accusato Jackson di abusi sessuali e ha lanciato una causa milionaria contro il patrimonio della star scomparsa. L'investigatore ha dichiarato che conserva una copia dei documenti dell'Fbi dove sono presenti i nomi di almeno 17 vittime di abusi, tra cui cinque bambini attori e due ballerini. Jackson li avrebbe pagati lautamente in cambio del silenzio: «Elizabeth Taylor, amica di Jackson, avrebbe consigliato al cantante di assumere Pellicano - dichiara l'anonimo investigatore - L'attrice si era servita di Pellicano per fermare le notizie sui suoi problemi con la droga. Pellicano aveva legami molto forti con personaggi chiave dei media americani e riusciva a influenzarli. Grazie al lavoro di Pellicano il mondo e i fan di Jackson non hanno mai saputo cosa realmente è avvenuto a Neverland per 15 anni». Da parte loro gli avvocati della famiglia dell'ex cantante smentiscono le rivelazioni del domenicale britannico e affermano che Jackson avrebbe pagato solo l'allora tredicenne Jordan Chandler che nel 1993 sarebbe stato abusato sessualmente dalla star.
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PROCESSO JACKSON

L’ex cameriera personale:
“Michael era un depravato drogato”

Rivelazioni scottanti o fango sulla memoria del re del pop? Colpi di scena nell’udienza preliminare della causa intentata dalla madre e dai figli del compianto divo nero contro il colosso AEG Entertainment

Rivelazioni scottanti o fango sulla memoria del re del pop? Lo stabilirà il tribunale di Los Angeles, non lontano da quello della contea di Santa Barbara dove nel 2005, dopo due anni di processo e di calvario mediatico, venne assolto l’allora imputato Michael Jackson da tutti i reati di pedofilia dei quali era accusato. Ebbene oggi, otto anni dopo la fine di quell’incubo, e a poco meno di quattro dalla morte prematura di Jackson, dalle aule di giustizia dell’epicentro mondiale dello star-system rimbalza una nuova, l’ennesima, infornata di testimonianze scabrose. Le informazioni, tutte ancora da dimostrare, ma convergenti verso una interpretazione della realtà volta ad attribuire ogni responsabilità al compianto re Michael, le hanno date in pasto alla giuria popolare - pagata 15 dollari al giorno, come riportano diligentemente i quotidiani d’Oltreoceano – alcuni ex amici e dipendenti del cantante, tutti o quasi ascoltati come testimoni a favore della AEG Entertainment, promoter dei 50 concerti che avrebbero dovuto riportare in scena il re del pop e al quale l’anziana madre del cantante, Katherine Jackson, chiede un risarcimento – tra danni e mancato guadagno per una tournée mai avvenuta - di 40 miliardi di dollari.
Perché è proprio la presunta responsabilità della AEG nella morte di Jackson, e se questa sapesse dello stato di salute psicofisica di Michael prima di mettere in vendita i biglietti dei 50 show, o se addirittura abbia avuto un ruolo in relazione all’intervento del medico che ha (involontariamente) ucciso Jackson, la materia del contendere. Se infatti è certo che quel maledetto 25 giugno del 2009, pochi giorni prima del debutto alla 02 Arena di Londra, Michael venne trovato senza vita nella villa che aveva affittato a Los Angeles durante il lungo e intenso periodo delle prove dello spettacolo, bisogna invece precisare che il processo contro il dottor Murray, giudicato colpevole di omicidio colposo e condannato a 4 anni di reclusione per aver somministrato al cantante un potente anestetico (il Propofol) vietato al di fuori delle sale operatorie e risultato essere letale, non ha affatto chiarito la posizione della AEG, società che, una volta subodorato che le condizioni fisiche di Jackson non erano compatibili con l’imminente calendario di 50 concerti già sold-out, avrebbe anche potuto perseguire altri interessi. Ed è per corroborare la tesi dell’esclusiva responsabilità personale di Jackson che taluni suoi vecchi collaboratori sono tornati a parlare dispensando rivelazioni inedite che dipingono una delle stelle più luminose e controverse della storia della musica come un “depravato pervertito” con una lunga serie di tentati suicidi alle spalle.
“Ho ancora gli incubi a pensare al Neverland”. Sono parole di Adrian McManus, cameriera personale di Michael Jackson in un periodo assai felice e artisticamente prolifico, gli anni Novanta, tornata agli onori della cronaca dopo aver raccontato di aver personalmente assistito a ben due tentativi di suicidio del re del pop. La prima volta, il personale del Neverland trovò Jackson apparentemente senza vita dopo aver ingerito di nascosto una massiccia quantità di barbiturici. “Il mio cuore si fermò quando pensai che fosse morto”, ha ricordato la donna, “Chiamai il suo nome per diversi minuti. Ebbi paura che se ne fosse andato per sempre, ma poi, improvvisamente, rinvenne. Non disse una parola, ma scoppiò in lacrime”. Poche settimane dopo, sempre secondo la McManus, un episodio analogo avvenne a bordo piscina, e lo spavento fu tale da indurre lo stesso Jackson ad assumere guardie del corpo istruite nel CPR, il protocollo di riabilitazione cardio-polmonare. Di più. La McManus sostiene che la dipendenza da farmaci e droghe fosse ben nota ai dipendenti della faraonica dimora di Jackson e qualifica il cantante come un “depravato drogato” per giunta “manipolatore e diabolico”. Parole durissime e difficili da digerire, da parte dei fan, ma soprattutto da parte dei familiari del cantante, un vecchio amico del quale, l’attore Mark Lester, coetaneo di Michael e padrino dei suoi figli Prince, Paris e Blanket, ha rivelato che il giorno della conferenza stampa per il lancio della tournée del 2009, dunque poco prima della sua morte, Jackson si rinchiuse nella sua stanza d’albergo a bere whisky fino ad avere il corpo completamente “paralizzato”. Jackson morì il mese dopo, ma nonostante le fantasie più o meno maliziose sulla sua morte, e nonostante i ricordi di diverse cameriere sul sinistro andirivieni di medici e specialisti nelle residenze del cantante, l’avvocato della famiglia Jackson, Kevin Boyle assicura che “la verità su ciò che è successo a Michael, verità che la AEG ha cercato di nascondere al pubblico sin dal giorno della morte di Michael, alla fine emergerà”.
Radio 105 per Corriere.it

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