Negli Usa il dibattito sui costi della politica è ribaltato rispetto a quello italiano. Se a Roma il tema caldo è quello di tagliare i costi pubblici e gli stipendi dei parlamentari, da queste parti il problema è come rendere meno influente i soldi dei privati sul processo elettorale.
Gli stipendi non sono poi così alti e il problema è piuttosto la capacità delle lobby e delle corporation di determinare i risultati e influenzare la legislazione grazie ai finanziamenti (o promettere posti di lavoro futuri agli eletti in cambio di favori). Cliccate sulla grafica qui accanto prodotta da GOOD, un mensile dalla qualità grafica immensa, e scoprirete che nei due anni precedenti alla elezione la media di fondi per finanziare una campagna raccolti da un senatore è di 6 milioni e 400mila, quella di un rappresentante di un milione e 200mila. Questi contributi arrivano da individui (che sono manager, avvocati e altre figure che pagano per conto terzi) e dai Political Action Committees, gruppi in favore di un candidato che raccolgono fondi a suo nome. Altro dato impressionante: sebbene in tanti contribuiscano al finanziamento della politica, il 99,7% dona in media meno di 200 dollari mentre il restante 0,3% dona il 68,7% del totale delle risorse spese in campagna elettorale. In questi conti non ci sono le enormi somme spese dai SuperPacs, comitati a cui dare soldi in forma anonima che sono proliferati dopo una sentenza della Corte Suprema che elimina ogni regola e freno a questa pratica. Banche, immobiliaristi, finanza e avvocati sono i primi che pagano. Gli avvocati, spesso, lo fanno per altri (qualcuno vede The good wife? Uno spaccato molto fiction, ma interessante sugli intrecci tra politica e studi legali). Insomma, negli Usa il problema è il dominio dei soldi privati sulla politica e molte campagne guidate da figure di primo piano (ad esempio l’ex senatore Russ Feingold) lavorano per imporre dei limiti, regolare, persino passare a un sistema di finanziamento pubblico della politica per mettere tutti sullo stesso piano. Il problema, quindi, sembrano essere gli strumenti di controllo efficaci e gli anticorpi sociali: senza ogni sistema politico rischia di creare le sue perversioni. Si dirà, ma basta la passione, la partecipazione. Vero: Obama nel 2008 ha vinto anche con quella e con i soldi versati da milioni di persone. Ma senza una macchina miliardaria non ce l’avrebbe fatta. Regolare e dare soldi pubblici, nel caso americano significherebbe dare più forza a chi ha partecipazione politica e passione alle spalle.
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