Con un verdetto di 5 a 4 la Corte Suprema di Washington attesta la
costituzionalità della riforma della Sanità assegnando a Barack Obama una
vittoria politica che i repubblicani possono adesso rovesciare solo riuscendo a
conquistare la Casa Bianca.
L'ago della bilancia della sentenza è stato
il presidente della Corte Suprema, John Roberts, che ha firmato il testo
sostenuto dai quattro giudici liberal - Kagan, Sotomayor, Ginsberg e Breyer -
nel quale si afferma che l'obbligo individuale di avere la copertura sanitaria è
l'equivalente di "una tassa" e come tale può essere imposto dal Congresso, come
avvenuto proprio con l'approvazione della legge di riforma nel
2010.
"Poiché la Costituzione consente tale tassa non possiamo proibirla"
ha scritto Roberts, che fu nominato dal presidente repubblicano George W. Bush.
In dissenso l'opinione dei giudici conservatori Alito, Scalia, Kennedy e Thomas
che avrebbero voluto dichiarare incostituzionale la legge opponendosi alla
legittimità del mandato individuale.
L'effetto politico immediato della
sentenza è una vittoria per l'amministrazione Obama che vede legittimata la
maggiore battaglia finora condotta, potendo contare sul sostegno della Corte
Suprema nel contrastare la massiccia campagna condotta dai repubblicani contro
la riforma.
Ma gli strateghi di Mitt Romney, che sfiderà Obama in
novembre, sono in realtà convinti di poter sfruttare a loro favore la sentenza,
perché la riforma resta molto impopolare nell'opinione pubblica e dunque possono
avere una carta in più per mobilitare gli elettori in vista della sfida
dell'Election Day. |
Nessun commento:
Posta un commento