Domenica scorsa un lungo articolo sul NYT parlava della questione del gap generazionale che attanaglia anche gli Stati Uniti. Il dato, per il Paese delle opportunità e dello sguardo rivolto al futuro è clamoroso. Difficile non parlarne per un blog italiano, visto come siamo presi da tempo a parlare di scontro generazionale anche da noi. Partiamo con le cifre, poi qualche riflessione. Tra 1992 e 2010 il reddito medio degli over 65 è quello cresciuto di più.
Non sono i più ricchi ma quelli la cui vita è andata meglio. Nello stesso periodo la ricchezza dei più anziani è aumentata (valore delle case o di altri beni), quella dei più giovani diminuita. Non è un dato nuovo, il processo va avanti da tempo, ma come in Italia, si è fatto finta di non sapere e non vedere molto a lungo: secondo l’Economic Policy Institute (figura qui accanto) i risparmi delle giovani famiglie sono cresciuti poco dal 1989 al 2008 per poi scendere, quelli dei più anziani sono saliti paurosamente per poi crollare anche loro (restando il doppio di quelli dei più giovani). La rivolta del Tea Party nel 2010, guidata e sostenuta soprattutto da over 50 era proprio (o anche) una rivolta conservatrice contro le tasse e la paura di perdere le certezze acquisite (se a qualcuno interessa può andare a vedere questo). paradossalmente per un movimento di destra anche quelle del welfare pubblico americano (gli over 65 sono il 13% della popolazione e ricevono il 53% dei benefici dello Stato sociale…anche quello è ricchezza). Il divario non è solo economico: su matrimonio omosessuale, immigrazione, ruolo dello Stato federale gli anziani sono più negativi dei giovani. Sull’ambiente le differenze non cambiano. Le differenze si manifestano nelle scelte politiche: 25-30 anni fa le generazioni votavano più o meno allo stesso modo, le divisioni erano di classe o gruppo etnico. Oggi gli anziani votano più a destra, i giovani più a sinistra. La generazione delle certezze e dei diritti acquisiti - guadagnati con il duro lavoro o ereditati – teme di perdere quel che ha, non vuole cederlo e non vuole fare i conti con la necessità di ripartire una torta che si è fatta più piccola anche a causa della sfrenata voglia di consumo e benessere che attanaglia gli Usa almeno dagli anni 80. Anche a scapito di figli e nipoti. E questo, negli Usa come in Italia, è un tema enorme.
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