C’è uno studio di Emmanuel Saez dell’Università della California segnalato oggi sul Washington Post. Sono poche pagine e chi legge l’inglese lo può consultare qui. L’analisi di Saez riguarda la distribuzione della ricchezza prima e dopo la depressione 2007-2009. I dati farebbero infuriare chiunque. In sintesi li potete consultare nella tabella qui sotto, ripresa proprio dallo studio. Nel biennio della crisi il reddito medio è crollato del 17,1%, peggior dato dalla Grande depressione cominciata nel 1929.
Ai meno ricchi questo calo ha mangiato l’aumento di ricchezza del periodo precedente. Sebbene la loro ricchezza sia calato meno della media, avevano guadagnato meno quando le cose andavano bene. Il colpo è stato duro per i più ricchi, per il semplice motivo che molte delel loro fortune sono investite in borsa o in società di vario genere e quindi a fine anno il valore del loro portafogli azionario era calato. Per questo, nei due anni della crisi, l’1% più ricco ha perso il 49% del totale della ricchezza persa (nel ciclo recessivo precedente aveva perso il 57%, quindi stavolta è andata meglio). Quello che fa impressione della tabella qui accanto sono però altri due dati: da quando l’economia statunitense ha ripreso a crescere l’1% più ricco ha accumulato il 93% della crescita prodotta. Ovvero, il 99% si è distribuito il 7% (e anche qui sarebbe bene vedere come). L’altro dato è invece quello che segnala una tendenza di medio periodo: nei tre periodi di crescita che lo studio prende in considerazione l’1% più ricco vede aumentare progressivamente la quota di ricchezza prodotta di cui si appropria. Con Clinton era già un incredibile 45%, con Bush diventa il 65%, oggi il 93%. La forbice, insomma, si allarga. Anche in tempi di sacrifici, mestizia e difficoltà i più ricchi riescono non solo a mantenere la propria ricchezza ma ad aumentare la quota che mettono da parte. Tassare i ricchi sembra quindi un imperativo di buon senso e non una riedizione della lotta di classe. Obama farà (o dovrebbe fare) di questo tema un elemento cruciale per la sua rielezione.
In questi giorni è cominciata la discussione sulla costituzionalità della riforma sanitaria. Serve un esempio di perché è così importante avere un sistema sanitario equo e che funzioni? Bene, cominciamo con il dire che gli Usa spendono più di qualsiasi Paese europeo in Sanità per un sistema nel quale l’aspettativa di vita è più bassa, per fare qualche esempio diverso, di Giappone, Grecia, Italia, Spagna, Svezia, Germania, Svizzera (diverse abitudini alimentari, clima, ricchezza). Inoltre, a proposito di ricchezza, la tabella qui sotto tratta dal rapporto “Understanding Health Care Spending” della NIHCM foundation ci dice che il solito 1% spende una quota enorme del totale speso in Sanità e il 5% più ricco spende quasi il 50% del totale.
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