Cinquanta anni fa usciva The Other America, il libro di Michael Harrington sulla povertà. Una scoperta per la società Usa. Che torna tragicamente di moda (per così dire) in questa stagione politica. Il libro, come scrive acutamente la giornalista-autrice-militante Barbara Echrenreich in questo articolo, aiutò a promuovere le politiche anti povertà, ma anche a definire la povertà come una sorta di devianza. Quel modo di pensarla produsse anche un certo modo di intendere le politiche di welfare (e chi ne usufruisce) in America.
Oggi, in forme meno tragiche, la povertà è tornata, in città e in campagna. Qualche indicatore. Il primo è che con la crisi il declino del matrimonio come istituzione ha subito un’accelerazione. A sposarsi e a fare figli sono di più i ricchi e laureati e di meno i poveri senza educazione. E sempre di più ci si sposa nel proprio ambito di reddito (mentre saltano le divisioni di appartenenza etnica). Se si guarda alla povertà, impressiona il dato generazionale: dal 1967 a oggi la percentuale di poveri giovani è raddoppiata (dal 12 al 22%), quella degli ultra65enni si è ridotta di due-terzi (dal 35 all’11). Nella povertà aumentano le distanze tra gruppi etnici – che sono in parte anche gruppi sociali. Dal 2005 al 2010 tutti sono diventati più poveri, ma la distanza tra bianchi, da un lato, neri e ispanici dall’altro è aumentata. Neri e ispanici sono in media anche più giovani. Aumenta in maniera considerevole il numero di persone che torna a vivere a casa con la famiglia, aumentano i genitori che pagano i viaggi in cui la famiglia si riunisce (Thanksgiving, Natale e altre festività). Diminuisce il numero di figli (meno 300mila tra 2007 e 2010). Ed è crollato il numero di giovani che si sposta da una città all’altra: meno soldi, meno opportunità da cercare, meno incentivi, meno sogni. La crisi sta passando, ma in termini assoluti questa è la messa in crisi del modello americano delle pari opportunità, del se fatichi ce la puoi fare. Quando l’economia tornerà a girare, serviranno politiche che invertano questa tendenza. Che non è cominciata con la crisi del 2007 e non si è fermata con Obama. E a proposito di povertà relativa, quella dei lavoratori nelle zone colpite dalla crisi industriale: la campagna elettorale ha ripreso a utilizzare la sua arma segreta: Joe Biden. Ieri a Toledo, Ohio, città semideserta, piena di case vuote sulle coste del lago Erie, dove c’è una grande fabbrica della Jeep salvata dai soldi pubblici, il vicepresidente ha parlato a 500 operai. Biden ha difeso le politiche pubbliche e attaccato pesante gli avversari repubblicani. La linea è: “I repubblicani vi manderanno di nuovo in bancarotta, difendono i privilegiati e avrebbero mandato a fondo le vostre fabbriche. Obama ha avuto ragione”. La campagna è cominciata davvero.
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