NEL FILM IL CONFRONTO FRA SOCIETA’ TRADIZIONALE E SOCIETA’ MODERNA E’ NETTO ED EVIDENTE. LA FAMIGLIA PARONDI PROVIENE DALLA LUCANIA, UNA TERRA CHE IL FILM TRATTEGGIA CON CARATTERI MANIFESTAMENTE AMBIGUI.
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DA UN LATO VEDIAMO IL CULTO DELLA E PER LA FAMIGLIA (IL FAMOSO STUDIO DI E. BANFIELD SUL FAMILISMO AMORALE FU EFFETTUATO PROPRIO IN BASILICATA, NEGLI ANNI CINQUANTA) ANCHE SE LA DIFESA DELL’UNITA’ FAMIGLIARE E DEL SUO MANTENIMENTO ANDRA’, PERO’, INCONTRO AD UN PROGRESSIVO E GRADUALE FALLIMENTO (SIMONE FINISCE IN GALERA, ROCCO DIVENTA UN CAMPIONE INTERNAZIONALE DI BOXE, CIRO FORSE SI SPOSERA’ COME VINCENZO). RIMANE IL PICCOLO LUCA CHE, NELLA SEQUENZA FINALE, PREGA CIRO DI FAR RITORNO A CASA DOPO AVER ASCOLTATO IL SUO DISCORSO FUORI DALLA FABBRICA. UN DISCORSO IN CUI SI PREFIGURA IL DESTINO DI EMANCIPAZIONE LIBERATRICE CHE DOVREBBE STRAPPARE GLI UOMINI DALLA LORO CONDIZIONE BESTIALE, DI FATICA ED OBBEDIENZA, PER CONSEGNARLI AD UNA SOCIETA’ CAMBIATA IN MEGLIO.
IL MERIDIONE EVOCATO, IN PARTICOLARE, PROPRIO DAL DISCORSO MORALE DI CIRO SI PRESENTA CON I TRATTI MITICI DI QUELLO ‘STATO DI NATURA’ CHE VA TRASFORMATO IN STATO CIVILE, TRASFORMAZIONE CHE SI IMPONE COME INSEGNAMENTO E CHE I MERIDIONALI STANNO APPRENDENDO.
ANCHE ROCCO AGGIUNGE ALTRI ELEMENTI A QUESTA RAPPRESENTAZIONE DI UN MERIDIONE INOSPITALE PER UOMINI CHE ANCORA NON SONO TALI.
NEL DIALOGO CON NADIA APPENA USCITA DA PRIGIONE, EGLI LE RICORDA CHE IN LUCANIA LA PRIGIONE ACCOGLIE QUELLE PERSONE CHE SI RIBELLANO PER LE CONDIZIONI DI LAVORO CUI SONO COSTRETTE. PER UNA TERRA CHE NON SI LASCIA FACILMENTE LAVORARE E CHE COSTRINGE GLI INDIVIDUI COME LUI AD EMIGRARE.
NONOSTANTE QUESTO, LA PROSPETTIVA DI ROCCO APPARE, PERO', DIVERSA DA QUELLA DI CIRO: EGLI VORREBBE FARE RITORNO IN PAESE PERCHE’ LAGGIU’ SI ERA UNITI COME LE DITA DI UNA MANO, SECONDO LA METAFORA USATA DALLA MADRE.
IN QUESTO PERCORSO STORICO, IN CUI LA FAMIGLIA PARONDI SI E’ CORRETTAMENTE INSERITA, SOLO SIMONE SEMBRA PERDERSI (“ma questo Simone se l’è scurdatu e cuscì ha fattu la fine c’ha fattu, la brutta fine…s’è ruvinatu e ha portato la vergogna in mezzo a noi”), NON RISPETTA IL PATTO CHE LA CONDIZIONE CIVILE IMPONE, RIMANE UNA BESTIA (GLIELO GRIDA PIU’ VOLTE, CON SCHERNO, NADIA, PRIMA CHE SIMONE LA UCCIDA).
PASSIAMO ALLA RAPPRESENTAZIONE DELLA CITTA', EMBLEMA DI QUELLO CHE SI PUO' DEFINIRE "SOCIETA'".
MILANO ACCOGLIE LA FAMIGLIA, INIZIALMENTE, CON I SOSPETTI E I PREGIUDIZI TIPICI CHE ACCOMPAGNANO TUTTI I MIGRANTI. POI ASSISTIAMO, IN CORRISPONDENZA CON L’ELEVAZIONE SOCIALE E DI RANGO CHE I PARONDI RAGGIUNGONO NEGLI ANNI, AD UNA MODIFICA DELLA LORO SISTEMAZIONE ABITATIVA: DALLO SCANTINATO INIZIALE, AD UN APPARTAMENTO POPOLARE.
IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE APPARE PIUTTOSTO SEMPLICE E NON ASSISTIAMO A SIGNIFICATIVI EPISODI DI DISCRIMINAZIONE ETNICA. CI SONO, QUA E LA’, BATTUTE SUI MERIDIONALI (COME FA CERRI, L’IMPRESARIO DI SIMONE), MA SONO BATTUTE, ALLA FINE, BONARIE: IL FILM NON RAPPRESENTA IL PROCESSO DI INTEGRAZIONE IN TERMINI ASPRAMENTE CONFLITTUALI (A CONFERMA DI CIO’ SI PENSI AL FATTO CHE CIRO SI FIDANZA CON UNA RAGAZZA SETTENTRIONALE: VEDIAMO PERFINO IL PADRE DELLA FIDANZATA INVITARLO, CONTENTO, A CASA SUA, ANTICIPANDO LE INTENZIONI DELLA FIGLIA.
COME MAI QUESTO MODO DI RAPPRESENTARE L’INTEGRAZIONE? FORSE CHE VISCONTI FINISCE PER IDENTIFICARSI CON QUELLA CHE E’ STATA DEFINITA “L’IDEOLOGIA DI CIRO”? “Ciro è infatti il portavoce dell’ideologia del film: l’acquisizione di una nuova concezione sociale, fondata sulla responsabilità e i diritti individuali (…) Visconti intuiva in Ciro la piatta vocazione al conformismo: - Diventerà un piccolo borghese, poi forse un grosso borghese. Non lo so ancora, ma lo sento così-“ (Bencivenni A., Visconti, Il Castoro, 1995. p.47) .
L’INTEGRAZIONE ALL’INTERNO DELLO ‘STATO CIVILE’ ASSUME LA FISIONOMIA DI QUELLA CHE DIVENTERA’ LA SOCIETA’ ITALIANA: “Un’Italia destinata non ad essere riunita, ma omologata in nome di un modello di sviluppo piccolo-borghese” (Bencivenni A., Visconti, cit., p. 50). ANCHE LO STATO CIVILE NON PUO’ FARE A MENO DI QUELL’OMOLOGAZIONE CHE ANCHE LA TRADIZIONE E LA COMUNITA’, CON ALTRI MEZZI ED ALTRI METODI, IMPONEVA AI SUOI MEMBRI (DA QUESTO PUNTO DI VISTA, ANDREBBE FATTO UN CONFRONTO CON I FILM E GLI SCRITTI SULL’OMOLOGAZIONE CHE PASOLINI STAVA PRODUCENDO IN QUEGLI STESSI ANNI).
“Invero, il pur debole e schematico personaggio di Ciro – debole e schematico come tutti i “personaggi positivi” di questo poeta della sconfitta che è Visconti – non conferma soltanto le linee generali della poetica viscontiana, tutta ancorata sul passato e dove il futuro continua ad essere una soluzione razionalmente vagheggiata, ma poeticamente non posseduta; esso rivela anche l’oscurità strategica dell’ideologia proletaria di fronte alla nuova società industriale, il rinvio di ogni prospettiva di riscatto ad un mitico “verrà un giorno” tanto lontano da essere irrappresentabile, rispetto all’oggi fatto di accettazione della sconfitta o di integrazione nell’ordine esistente” (I meravigliosi anni Sessanta del cinema italiano, in Cinema & film, vol. 5, p. 1378-1379)
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