Le autorità Usa chiudono le pagine di Megaupload. Il suo fondatore Kim Schmitz "DotCom" arrestato. E Anonymous entra in azione, 22mila internauti attaccano i siti del Fbi, del governo Usa e delle majors.
La notizia rimbalza nella Rete di nodo in nodo. La polizia di Auckland, in Nuova Zelanda, ha arrestato DotCom, meglio noto come Kim Schmitz, cioè il fondatore di una serie di imprese che operano nel Web, che sono usate da milioni di utenti per vedere film e ascoltare musica in streaming. È cioè il gran capo di Megaupload e di Megavideo, i siti definiti tecnicamente cyberloacker, ultima versione di quella tendenza a condividere contenuti digitali su Internet indifferente alle legislazioni nazionali e sovranazionali sul diritto d'autore. Dunque, nulla a che vedere con il peer to peer, bensì una tecnica semplice che consente ai singoli di connettersi al sito, cercare il video o il brano musicale e sentirlo o vederlo senza doverlo scaricare. Quando la polizia arriva nella lussuosa casa di DotCom ha un mandato di arresto internazionale dopo che in Virginia, negli Stati Uniti, un giudice ha accolto una denuncia contro Megaupload per violazione del copyright. Nelle stesse ore altre sei persone vengono fermate dalla polizia della Nuova Zelanda, mentre nelle abitazioni di altre venti persone sparse tra Hong Kong e Stati Uniti sono perquisite dalle forze dell'ordine.
DotCom, cioè Kim Schmitz è un personaggio discusso. Di origine tedesca, ha compiuto alcune operazioni di hacking che lo hanno reso noto tra gli hacker e i mediattivisti di ogni parte del mondo. Ha però sempre affermato che il suo obiettivo è di fare soldi. E vuole diventare milionario usando la Rete come medium. È cioè lontano mille miglia dall'attitudine hacker. Quando poi alcuni giudici lo accusano di truffa nessuno si scomoda a difenderlo. Lascia l'Europa per trasferirsi negli Stati Uniti, facendo sosta in Asia, dove fonda una holding da cui gemmano MegaVideo, Megaupload, Megaporno. È subito successo. Nella Rete il pee to peer è in difficoltà per lo stillicidio di azioni repressive dei vari governi nazionali. Pirate bay deve vedersela in tribunale con un giudice che infine condannerà i responsabili del sito. Altre esperienze di condivisione di file - Emule, i vari Torrent - sono in declino. Lo streaming appare la soluzione ottimale. In fondo ci si collega al sito e si accede, senza scaricarlo, a ciò che si desidera vedere o ascoltare. Kim Schmitz propone forme molto economiche di abbonamento che sono sottoscritte da milioni di utenti. Il fondatore della Megaupload Limited diventa il milionario che desiderava essere. E non chiude le porte neppure alle industrie dei contenuti, invitandole più volte ad aprire una trattativa per trovare un accordo sul rispetto del copyright.
La notizia del suo arresto e della chiusura dei siti trova però una reazione da parte di Anonymous, cioè del gruppo hacker che è lontano dalla vision affaristica di DotCom. Nell'arco di alcune ore Anonymous lancia la parola d'ordine di attaccare i siti del ministero della giustizia statunitense, della Fbi, delle associazione delle industrie discografiche e cinematografiche e di molte industrie sia discografiche che cinematografiche. Seconda una stima, sono oltre 22mila internauti che partecipano all'azione. I siti colpiti «cadono» uno ad uno e tornano operativi solo dopo molte ore. Nel frattempo, Anonymous annuncia su Twitter che il sito di Megaupload è stato «duplicato» e messo al sicuro e può essere raggiunto all'indirizzo (http://megavideo.bz).
A differenza dell'operazione di Anonymous, la reazione di molti gruppi della chiusura dei siti legati alla Megaupload Limited compiuta dalla Fbi è all'insegna della cautela. L'«Electronic Frontier Foundation» ha messo l'accento sul fatto che l'azione della Fbi è divenuta un'operazione di polizia internazionale. Sproporzionata cioè al reato imputato a DotCom. Ma tutti - media mainstream e «indipendenti» - ha invece evidenziato il fatto che l'azione della Fbi arriva due giorni dopo la clamorosa protesta compiuta a milioni di siti Internet contro due proposte di legge di lotta alla «pirateria» in Rete (Sopa, «Stop Online Piracy Act») e in difesa della proprietà intellettuale (Pipa, «Protect Intellectual Property Act»). Protesta che ha portato al ritiro della prima proposta e al rinvio della discussione per la seconda.
DotCom è ora in carcere. Il suo legale ne ha chiesto la scarcerazione, ma sa che la questione è molto, molto ingarbugliata. E Anonymous ha annunciato che tornerà a colpire chi vuol limitare la libertà in Rete.
Nessun commento:
Posta un commento