sabato 23 aprile 2016

SUICIDI IN USA. An awful hole, THE ECONOMIST, 31 gennaio 2015

BEING depressed is like having a terrible headache, says one Atlanta businessman. Except that a few days of rest do not stop the pain: “You’re just expected to keep going.” Trying to “man up”, he sought little help for his condition, choosing to hide it instead. “It all gets so debilitating that you don’t want to go on,” he explains.
He tried to kill himself more than once; fortunately, his attempts came to nothing. But the same cannot be said for a growing share of Americans. The suicide rate has risen from 11 per 100,000 people in 2005 to 13 seven years later. In the time it takes you to read this article, six Americans will try to kill themselves; in another ten minutes one will succeed.
Over 40,000 Americans took their own lives in 2012—more than died in car crashes—says the American Association of Suicidology. Mondays in May see the most incidents. The rates are highest in Wyoming and Montana, perhaps because guns—which are more effective than pills—are so common there (see chart). Nationally, guns are used in half of all successful suicides.
What drives people to self-destruction? Those who suffer 

lunedì 18 aprile 2016

SCRITTORI AMERICANI. DON DE LILLO. I. BOZZI, Don DeLillo, il realista metafisico Lo scrittore americano: le opere e i temi, LA LETTURA, 17 aprile 2016

Considerato uno dei più importanti scrittori americani, Don DeLillo (foto sotto) è nato a New York il 20 novembre 1936. Suoi sono affreschi letterari come AmericanaLibra, eUnderground, ritenuto uno dei suoi capolavori; e poi gli interni nevrotici e gelidi di Rumore bianco ma anche di Cosmopolis (anche se gli interni, qui, sono costituiti da una limousine, all’interno della quale si svolge l’intero romanzo): ha raccontato i giorni della tragedia dell’11 settembre ne L’uomo che cade, ha esplorato lo spaziotempo della mente in Point Omega (i suoi libri sono editi da Einaudi).
La sua prosa è sospesa sul filo tra una grande vena realistica — le sue descrizioni riescono in pochi tratti a definire epoche, caratteri umani ed emozioni — e una profonda aura metafisica, che pone questioni filosofiche e interrogativi inattesi sul destino e soprattutto sulla realtà dell’esistenza. La sua è una famiglia di emigrati italiani, cattolici, e la sua giovinezza trascorre nel Bronx, tra gli studi e i primi lavoretti: è custode in un parcheggio, lavora in un’agenzia pubblicitaria. Poi, nel 1971, l’esordio: pubblica il primo romanzo,Americana. 

mercoledì 13 aprile 2016

USA OGGI ATTRAVERSO LE SERIE TELEVISIVE. S. DANNA, Serie tv, l’America senza morale, CORRIERE DELLA SERA, 13 aprile 2016

Che le serie tv siano il vero «grande romanzo americano» auspicato dai pigri recensori dei nostri giorni, Aldo Grasso lo dice da almeno un decennio. Solo che tra il 2007 — quando usciva il primo saggio del critico televisivo intitolato Buona maestra. Perché i telefilm sono diventati più importanti del cinema e dei libri — e il 2016, anno di pubblicazione del libro La nuova fabbrica dei sogni, scritto con Cecilia Penati, in uscita per il Saggiatore, c’è una differenza sostanziale: la rivoluzione è compiuta. Alle serie tv è stata riconosciuta pienamente non solo la dignità culturale di un’opera letteraria (sono davvero pochi ormai quelli che alla domanda «Hai mai visto Breaking Bad?» rispondono alzando il sopracciglio: «Non guardo la televisione»), ma anche la doppia funzione che le caratterizza: quella «civile», specchio patinato e intelligente del nuovo soft power americano; e quella «terapeutica»: strumento collettivo di auto-analisi. Non è un caso se tra i soggetti-bersagli preferiti dalla serialità degli ultimi anni ci siano il sogno americano e l’istituzione del matrimonio. Prodotti come The AmericansHouse of CardsThe Newsroom raccontano meglio di qualsiasi editoriale o saggio geopolitico la fragilità di una potenza — e delle élite che la rappresentano — che è arrivata nel XXI secolo con le ossa quasi rotte.