martedì 28 gennaio 2014

ECONOMIA E FINANZA. SEMPRINI, La lista nera di Wall Street: “Ecco i cattivi ragazzi della finanza”, LA STAMPA, 28 gennaio 2014

new york

La storia insegna, specie quella di Wall Street, soprattutto di questi tempi. Per coloro che nel 2008 avevano in portafoglio pacchetti azionari di società finanziarie complesse, il pericolo maggiore derivò dal comportamento spericolato dei suoi dipendenti. Il riferimento è a quei banchieri, ma non per questo necessariamente personale con incarichi direttivi, pronti ad avventurarsi in operazioni di compravendita ardite, al limite del piratesco, dietro la promessa di compensi e bonus corposi basati sulle prestazioni di breve termine. Situazioni di cui gli investitori rimanevano all’oscuro almeno sino a quando, con l’arrivo della peggiore crisi della recente storia, non si sono visti presentare emorragici conti in profondo rosso.

lunedì 27 gennaio 2014

CINEMA IN USA. LA TRILOGIA DELLA RICCHEZZA. INTERVISTA CON L. DI CAPRIO. L. SORIA, Leonardo DiCaprio si racconta: "Chi sono veramente", L'ESPRESSO, 24 gennaio 2014

Un anno fa Leonardo DiCaprio era Calvin Candie, il sadico latifondista di Quentin Tarantino che in “Django” si godeva i suoi dopocena con un buon sigaro e incitando i suoi mandingos a picchiarsi a sangue davanti ai suoi occhi. Pochi mesi dopo è diventato “Il Grande Gatsby”, il misterioso e soave personaggio inventato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald che sin dalla pubblicazione, nel 1925, è entrato nella mitologia letteraria come un simbolo del lato oscuro dell’American Dream. E non si è fermato, Leo, perché dal giorno di Natale nelle sale Usa e dal 23 di questo mese in quelle italiane torna nei panni di un nuovo personaggio del tutto amorale che ha diviso i cinespettatori, gli ha fatto conquistare il suo secondo Golden Globe, e ha generato una certezza: che il ciclo del ragazzino dal volto angelico e innocente che stringeva la sua Rose sulla prua del “Titanic” urlando ai venti «Sono il re del mondo!» si è concluso. E che DiCaprio adesso è finalmente diventato un uomo: i suoi lineamenti perfetti non sono più una distrazione ma un veicolo per raccontare l’America e il suo scontento, i suoi eccessi, le sue divisioni e il suo disagio spirituale.


GLI AMERICANI GIOCANO ALLA GUERRA. G. DI FEO, Così negli Usa si gioca alla Seconda Guerra Mondiale , L'ESPRESSO, 27 gennaio 2014

No, questa volta il soldato Ryan non è stato salvato. Un cecchino tedesco lo ha centrato all’ultimo momento, quando ormai la battaglia sembrava conclusa. Lo ha tradito la goffaggine di un commilitone sovrappeso, con un doppio mento da fastfood strizzato dalla cinghia dell’elmetto, manco fosse il fante “Palla di lardo” di “Full Metal Jacket”. Ma questa per fortuna non è la Normandia del 1944: siamo nei boschi della provincia statunitense del 2013. E non è nemmeno la vera guerra, si tratta solo di un gioco. Il colpo d’occhio però fa impressione. Divise, armi, stivali, borracce, zaini, tende, gavette sono perfetti: copie identiche di quelle che i loro nonni hanno usato al fronte. Persino gli attacchi vengono lanciati tentando di riprodurre minuto per minuto quello che accadde nelle trincee delle Ardenne o nei bunker di Okinawa.

mercoledì 15 gennaio 2014

L'INVENZIONE DEI GIOVANI. R. BERTINETTI, "L'invenzione dei giovani" di Savage, forza e trasgressione dei teenager, IL MESSAGGERO, 14 novembre 2009

Il mondo si è accorto della forza irriverente dei teenager alla metà degli anni Cinquanta, quando in America è esploso il rock e Mary Quant, a Londra, ha cominciato a proporre coloratissimi abiti capaci di rivoluzionare il canone della moda. Questa ricostruzione storica, mai messa in dubbio sino a oggi, è contestata da Jon Savage in L’invenzione dei giovani (Feltrinelli, pagine 496, euro 30), un saggio nel quale lo studioso inglese allinea in abbondanza documenti e prove per sostenere una tesi diversa: ragazzi e ragazze, sostiene, presero ad affacciarsi sulla scena pubblica molto prima, addirittura in pieno XIX secolo, il loro slancio vitale antisistema venne represso in Europa e negli Usa perché ritenuto pericoloso dall’establishment e ciò che accade a breve distanza dalla fine del secondo conflitto mondiale fu, in buona sostanza, soltanto un tentativo (riuscito) di normalizzazione per attutirne la carica eversiva.

L'INVENZIONE DEI GIOVANI CONSUMISTI. M. RIZZINI, L’invenzione dei giovani, IL FOGLIO, 28 dicembre 2011


L’invenzione dei giovani

Tra il ’63 e il ’65, negli anni d’oro del fordismo, Tom Wolfe raccontò la nascita degli adolescenti super consumisti. Perché rileggerlo ora, in epoca di fornerismo











CAPITALISMO IPERCONSUMISTA. O. PIVETTA, Destino segnato, noi consumati dai consumi,L'UNITA', 9 maggio 2010

Recensione a B. Barber, Consumati. Da cittadini a clienti, Einaudi, 2010
http://kikukula4.blogspot.it/2014/01/capitalismo-iperconsumista-oreste.html

domenica 12 gennaio 2014

IL LAVORO A WALL STREET. REDAZIONE, Rivoluzione a Wall Street: “Basta lavorare nei weekend”, LA STAMPA, 11 gennaio 2014

Svolta a Wall Street: basta lavorare il fine settimana. Un vero e proprio choc - come lo chiama il New York Times - considerando che da sempre i tanti giovani che aspirano a lavorare per le big della City sanno che non esistono né sabati né domeniche. Si lavora sempre, nei weekend e anche la notte se serve. Con la prospettiva di fare carriera: e allora sì di godersi anche un po’ di riposo in più, oltre a fare più soldi.