lunedì 27 gennaio 2014

GLI AMERICANI GIOCANO ALLA GUERRA. G. DI FEO, Così negli Usa si gioca alla Seconda Guerra Mondiale , L'ESPRESSO, 27 gennaio 2014

No, questa volta il soldato Ryan non è stato salvato. Un cecchino tedesco lo ha centrato all’ultimo momento, quando ormai la battaglia sembrava conclusa. Lo ha tradito la goffaggine di un commilitone sovrappeso, con un doppio mento da fastfood strizzato dalla cinghia dell’elmetto, manco fosse il fante “Palla di lardo” di “Full Metal Jacket”. Ma questa per fortuna non è la Normandia del 1944: siamo nei boschi della provincia statunitense del 2013. E non è nemmeno la vera guerra, si tratta solo di un gioco. Il colpo d’occhio però fa impressione. Divise, armi, stivali, borracce, zaini, tende, gavette sono perfetti: copie identiche di quelle che i loro nonni hanno usato al fronte. Persino gli attacchi vengono lanciati tentando di riprodurre minuto per minuto quello che accadde nelle trincee delle Ardenne o nei bunker di Okinawa.




Le brigate dei guerrieri per hobby crescono senza sosta. Ovunque, ma soprattutto in America. Negli Usa non c’è contea che non abbia la sua squadra d’assalto in costume d’epoca: una tradizione trasmessa da padre in figlio. Il loro giorno più lungo è il sabato: abbottonano la mimetica, caricano il moschetto e partono in Suv per il fronte. Molti si dedicano all’epopea secessionista: nordisti contro sudisti, sfogando con innocue schioppettate rancori non sopiti da secoli. Il tripudio è la rievocazione di Gettysburg dal 4 al 6 luglio: l’anno scorso si sono ritrovati in 9 mila tra confederati e unionisti in perfetta tenuta, con 375 cavalli e 133 cannoni funzionanti.

Si chiama “reenactment” ossia rimettere in scena il passato, soprattutto militare. E adesso va per la maggiore far rivivere gli scontri del secondo conflitto mondiale. La pratica era considerata un tabù fino al 1975: ferite troppo recenti e troppo sanguinose per trasmutarle in parodia. Poi anche i combattimenti tra Alleati e Asse sono stati sdoganati. Così nel weekend si sfidano reparti d’ogni genere. Le foto descrivono la riproduzione della battaglia dell’Elba del 1945, con i tedeschi chiusi nella morsa di russi e americani: in un bosco della Pennsylvania avanzano manipoli dell’Armata Rossa e fanteria yankee, entrambi popolati di uomini sovrappeso e occhiali poco consoni alla prima linea. Allora le soldatesse non esistevano e quindi il copione relega le donne al ruolo di crocerossine. Ma anche qui c’è chi pretende parità di diritti: una ragazza non ha voluto rinunciare a imbracciare il fucile ed eccola negli abiti di una partigiana del Maquis francese, fianco a fianco con i commilitoni maschi.

Gli organigrammi delle associazioni statunitensi elencano i gruppi più disparati. A febbraio in Florida ci sarà il remake dei combattimenti sul fiume Liri, avvenuti nel 1944 a ridosso di Cassino. E da Jonesboro, Georgia, arriverà il Quarto Bersaglieri della Repubblica di Salò: nessuna radice italica, sono tutti americani al 100 per cento che si professano avversi al fascismo e all’antisemitismo. Hanno scelto di imitare i fanti piumati perché «l’impegno italiano nell’ultimo conflitto è stato sottovalutato». La stessa lontananza dal credo hitleriano viene sbandierata dalle formazioni in divisa tedesca che stanno diventando la maggioranza. Alcuni fanno la faccia cattiva, altri sono folkloristicamente marziali e ricordano i nazisti dell’Illinois che inseguivano i Blues Brothers. Di sicuro però i ranghi degli emuli del Terzo Reich hanno surclassato quelli dei finti reparti americani e inglesi, tanto che nelle battaglie simulate si fatica a equilibrare gli schieramenti: si presentano ai raduni troppi tedeschi.

Perché questa dominanza germanica? Gli appassionati di storia militare rispondono con un sorriso come a sottolineare l’ovvio: «Non c’è partita. Erano più bravi, meglio equipaggiati: i soldati per eccellenza». Tanti infilano l’elmetto con le rune delle SS, specificando che si tratta delle Waffen SS di prima linea e non quelle dell’Olocausto. Separano così la capacità tecnica dall’ideologia, mettendosi senza problemi nei panni di chi ha invaso, fucilato e distrutto in tutta Europa. «È soltanto un gioco», ribadiscono. Ma il sospetto che dentro alla divisa si rianimino vecchie idee resta. Non è un caso che le sturmtruppen clonate tornino in vita velocemente pure nei paesi dell’Est, con la stessa rapidità in cui crescono i movimenti filonazisti. L’abito fa il monaco? Innegabile che molti di questi combattenti finiscano per prendersi sul serio, trasformandosi in macchiette. Con ironia, un giovanissimo Shia Labeouf in “La battaglia di Shaker Heights” ha interpretato un ragazzo che usava le tattiche militari apprese nelle messinscene della sua squadra di finti commandos per sconfiggere i rivali, al liceo e persino nei corteggiamenti amorosi.

Arruolarsi non costa poco. Le reclute costruiscono l’equipaggiamento un pezzo alla volta, ma alla fine possono spendere oltre 2.500 euro per essere credibili. C’è una vasta rete di negozi on line e fiere dove acquistare il clone perfetto di ogni dotazione: tute mimetiche, cappotti, mostrine, cinturoni, mitra e granate. Molti restaurano jeep e camionette, alcuni gruppi ricostruiscono carri armati funzionanti: bestioni da 20 tonnellate che divorano carburante a fiumi. Il vanto è sfoggiare pezzi originali: quelli tedeschi hanno quotazioni altissime. Un elmetto arriva fino a 400 euro, una mimetica supera i mille. Il top sono le tenute dei fallschirmjager, i paracadusti che conquistarono Creta.

Tra reenactors europei e americani c’è una grande differenza: negli Usa i fucili possono realmente sparare. Negli scontri del weekend impiegano munizioni a salve, ma nelle tasche tengono pure i proiettili veri. Nessuno degli squilibrati che fanno strage nelle scuole e nei cinema utilizza però questi moschetti vintage: preferiscono strumenti più moderni e micidiali. Ma gli eserciti del fine settimana sono sicuramente un altro baluardo di quella cultura delle armi che il presidente Obama sta cercando invano di sconfiggere.

In Italia la moda di giocare a tedeschi e americani è arrivata da circa un decennio. Uno dei club più attivi è l’Highway 6, dal nome con cui gli Alleati indicavano la Casilina: in divisa statunitense stanno organizzando la rievocazione dello sbarco di Anzio, che attirerà associazioni di tutta Europa. In campo contro di loro ci dovrebbero essere anche i “crucchi” di casa nostra di Feldgrau, dal colore della divisa della Wehrmacht. Ma la gran parte dei gruppi nazionali rievoca con maniacale attenzione un passato più remoto e affascinante: l’antica Roma, il Medioevo o il Rinascimento. Sono legionari e balestrieri, gladiatori e maestri di spada. Il consorzio Cers raccoglie 110 associazioni con quasi 4 mila iscritti, dai templari ai garibaldini. «Certo, il motivo che ci spinge è l’interesse per la storia; ma poi scatta il fattore emozionale del trovarsi a rivivere in prima persona gli avvenimenti del passato. In quel momento la passione diventa innamoramento», spiega il presidente Massimo Andreoli: «Tutti cercano di restare vicini alla tradizione dei propri luoghi. Io veneziano sono fante in una compagnia della Serenissima del Quattrocento. Più difficile decifrare le motivazioni che portano una persona a scegliere una parte: perché un avvocato vuole diventare granatiere napoleonico o un commercialista fare l’archibugiere di Carlo V? Io sostengo sia il ruolo a chiamare le persone e non viceversa». Ma litigate per chi deve comandare? «No, a Venezia ho conosciuto solo tre persone che volevano essere il doge: adesso lo interpreta un ex ufficiale dei pompieri. Generali e centurioni si scelgono sul campo: conquistano il rispetto degli altri raduno dopo raduno».

Oltre alle battaglie, l’associazione si impegna per far respirare l’atmosfera dei tempi di Giulio Cesare, Federico II o Lorenzo il Magnifico, animando fiere e sagre lungo la Penisola. Non solo uomini d’arme, ma anche falconieri e giullari, cibo e musica. Perché la Storia non è soltanto morte.

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