sabato 18 giugno 2016

VIOLENZA MADE IN USA. STRAGE DI ORLANDO. F. SEMPRINI, Obama a Orlando: guerra al terrorismo ma bisogna fermare la vendita delle armi, LA STAMPA, 17 giugno 2016

Lotta dura contro lo Stato islamico e ogni gruppo terroristico, e rilancio della crociata per il controllo della circolazione delle armi da fuoco negli Stati Uniti. Si articola su questo doppio binario la risposta di Barack Obama all’ennesima strage che ha sconvolto l’America, quella compiuta da Omar Mateen nella notte tra sabato e domenica. La peggiore che l’America moderna ricordi dopo l’11 settembre, 49 morti e 53 feriti, di cui sei versano in gravi condizioni, uccisi all’impazzata durante una normale serata nel locale gay Pulse di Orlando, in Florida.



Una strage figlia di diversi fattori concorrenti, perché Mateen, 29 enne americano di origini afghane, racchiudeva in sé il germe dell’estremismo islamico, l’intolleranza verso i gay, e un disagio tutto personale figlio di quella che ormai sembra essere una pronunciata instabilità mentale. Il tutto agevolato dalla consueta facilità nel reperire pistole e fucili d’assalto. Ed ecco che Obama, per la decima volta da quando è presidente, si deve recare in una comunità colpita da una strage da armi da fuoco.  

«Gli Stati Uniti combatteranno senza sosta i gruppi terroristici - dice il presidente incontrando le famiglie delle vittime - C’è bisogno di un approccio differente agli attacchi dei lupi solitari». Questo sul versante del terrorismo islamico ma c’è poi l’annoso problema del far west di pistole e fucili. «Il dibattito sulle armi deve cambiare», avverte Obama che chiede al Congresso di spingere su maggiori controlli per le armi. Alla famiglie delle vittime «non interessa la politica, e non interessa neanche a me», afferma Obama. Le famiglie delle vittime del Pulse «dovrebbero essere le nostre famiglie - chiosa - sono parte della famiglia dell’America». Puntuale la riflessione sulla discriminazione di genere. «Dobbiamo mettere fine alla discriminazione e alla violenza contro i nostri fratelli e sorelle della comunità Lgtb». Il presidente, assieme al vice Joe Biden, al senatore della Florida Marco Rubio, e a un gruppo di stretti collaboratori, ha trascorso alcune ore all’Amway Center. Ad accoglierlo sono stati, fra gli altri, Rick Scott, governatore della Florida, e Buddy Dyer, sindaco di Orlando. Nel centro Obama ha incontrato in forma privata dapprima i «first responder», coloro che per primi sono accorsi sulla scena della strage la notte tra sabato e domenica, impedendo che Mateen facesse ancora più vittime. Subito dopo ha visto i familiari delle vittime, ai quali ha espresso il suo cordoglio e il più profondo dolore. La visita è terminata con la deposizione di una corona di fiori bianchi da parte di Obama e di Biden al Memorial del Durham Art Center. «Come ha detto uno dei medici che hanno partecipato ai soccorsi, - ha concluso il presidente - dopo il peggio dell’umanità, ha risposto il meglio dell’umanità». 

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