La maggior parte dei prigionieri in isolamento si trova nelle Unità a gestione speciale del complesso penitenziario statale di Eyman (nella foto, copyright Estimated Year). I detenuti passano quasi 24 ore in una cella piccola, senza finestre e con scarsa ventilazione. Non possono lavorare né seguire programmi educativi o riabilitativi. È loro concesso di lasciare le loro celle al massimo tre volte alla settimana, per non più di due ore ogni volta, per lavarsi e svolgere attività fisica da soli, in un piccolo cortile nel quale raramente arriva la luce. Le visite con familiari e avvocati avvengono attraverso un vetro, senza alcun contatto fisico.
In una lettera inviata ad Amnesty International, un prigioniero detenuto da anni in isolamento descrive le condizioni insopportabili, con pezzi di cibo, urina e feci sulle pareti della cella. Molti prigionieri hanno contratto lo stafilococco e hanno infezioni cutanee. Le autorità considerano le persone in isolamento come soggetti a massimo rischio per il pubblico e per il personale penitenziario. Tuttavia, non tutti sembrerebbero rientrare in questa categoria: alcuni sono stati posti in isolamento per ripetute, piccole infrazioni ai regolamenti. Molti di loro hanno malattie mentali e disturbi del comportamento, una condizione destinata a peggiorare a causa dell’isolamento. Secondo gli esperti sanitari, forme d’isolamento come quelle in vigore in Arizona possono causare gravi danni psicologici tra cui ansia e depressione, distorsioni della percezione e psicosi, anche in soggetti che non ne avevano sofferto in passato.
Ricerche e raccolte di dati provenienti da diverse fonti sottolineano come i suicidi siano più frequenti tra i detenuti in isolamento che nel resto della popolazione carceraria. Tra l’ottobre 2005 e l’aprile 2011, nelle prigioni per adulti dell’Arizona si sono verificati almeno 43 suicidi: 22 dei 37 casi su cui Amnesty International ha ottenuto informazioni, hanno avuto luogo nei reparti d’isolamento.
Alcuni stati degli Usa hanno recentemente ridotto o chiuso i reparti d’isolamento, a seguito di sentenze di tribunale o per ridurre i costi di gestione. Nel 2007, ad esempio, il Mississippi ha limitato i criteri per porre i detenuti al regime d’isolamento e ha avviato programmi di attività ricreative e comuni fino a quando, nel 2010, ha posto fine all’isolamento trasferendo i detenuti negli altri reparti. Secondo le autorità il cambiamento ha prodotto un migliore comportamento dei prigionieri, meno violenza e minore uso della forza.
“Siamo consapevoli che i prigionieri possano, qualche volta, essere isolati per ragioni di sicurezza o a seguito di misure disciplinari. Ma nessuno di loro dovrebbe essere privato di cose fondamentali, come un adeguato esercizio fisico, l’accesso alla luce e alla ventilazione naturale e una significativa interazione con gli altri detenuti” – ha concluso Wright.Per svolgere la sua ricerca, Amnesty International ha chiesto di visitare i reparti d’isolamento di Eyman, ma la sua richiesta è stata negata.
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