martedì 10 aprile 2012

GUERRE USA E CONDIZIONE DEI MILITARI. MAZZONIS M., Psicofarmaci e anfetamine, ecco com si sopravvive alla guerra, L'UNITA', 10 aprile 2012

Centodiecimila soldati in attività prendono narcotici, anfetamine, anti-depressivi per tenere a bada gli effetti che la guerra ha lasciato nella loro testa. Ieri il Los Angeles Times dava conto di uno studio per cui l’8 per cento dei militari in servizio ha bisogno di sedativi, il 6 per cento di antidepressivi e i medici militari prescrivono ai loro pazienti le pillole come se fossero mentine per rinfrescare l’alito.


La diffusione di psicofarmaci è aumentata dell’800 per cento dal 2005 a oggi nell’esercito americano. Ai piloti servono le anfetamine per mantenere viva l’attenzione durante le missioni di volo da dodici ore. Una volta al campo serve qualcosa per dormire. Dopo dieci anni di guerra, dopo che la maggior parte dei militari – l’età media di chi va in missione è di 24 anni – ha fatto tre turni di combattimento, il tasso di dipendenza da psicofarmaci aumenta in maniera esponenziale.

Un caso recente
riportato dal L.A. Times è quello di Jason Burke, pilota imbottito di anfetamine, che dopo diciannove ore di volo, tornato a nel suo South Dakota, è uscito con degli amici. Sulla strada del ritorno a casa, dopo qualche birra, Burke ha cominciato a delirare: «Jack Bauer mi aveva avvisato, siete qui per rapirmi perché io do la caccia ai terroristi», lo hanno sentito dire.


Per chi non lo sapesse, Jack Bauer non poteva avvisare nessuno, perché non esiste: è un agente antiterrorismo sì, ma protagonista della serie televisiva «24». Eppure Burke, messo sull’avviso dal suo amico immaginario, ha aggredito gli amici ed è scappato con l’auto. Al processo è stato assolto. E questo è un bene: la corte militare ha riconosciuto l’effetto delle anfetamine sulla sua condotta.

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