domenica 16 dicembre 2012

MARY GAITSKILL, OGGI SONO TUA, EINAUDI, 2012

(...) A differenza dei vari cantori fine Novecento delle mille luci di New York, che sguazzavano con provocatorio compiacimento nella materia raccontata, Gaitskill ha una distanza dolorosa dal mondo dei suoi personaggi: sono i miserabili del nostro tempo, colpiti da una miseria non materiale ma psicologica che sembra essere la maledizione del sogno americano (...) (dalla recensione di ELISABETTA RASY, Sogni americani in avaria, Il sole 24 ore, 16 dicembre 2012)




In Segretaria un avvocato infligge alla ragazza neoassunta punizioni corporali sempre piú degradanti, e lei, pur mortificata e via via piú apatica, si trova a fare i conti con un lato oscuro che non sapeva di possedere. I corpi marchiati da un uso e un abuso reificante sono, in Cose, oggetti da collezionare al pari delle chicche racimolate nei vari mercatini delle pulci. E in Pezzo folk, la stessa pagina di giornale riporta voyeuristicamente la notizia della partecipazione a un talk show televisivo di un pluriassassino reo confesso, accanto a quella della donna intenzionata a far sesso con mille uomini di fila e battere cosí il record della disciplina.


Masochismo e sadismo, violenza, sessualità morbosa, dipendenze, tutto l'armamentario dell'agonia dei sensi che all'uscita della prima raccolta di racconti, nel 1988, aveva fatto di Mary Gaitskill la dark lady del panorama letterario americano, in realtà si limita ad approfondire il ben piú sottile armamentario dell'agonia delle sensibilità: abbandoni e rinascite, ferite sommariamente ricomposte da uno slancio di umanità, o solo dal ciclo inarrestabile della natura e della vita. La madre di Eden assiste alle mutazioni di una famiglia che perde pezzi sotto i suoi occhi, tentando di rimpiazzare una figlia perduta con un'altra, un figlio perduto con un marito, alla ricerca vana di un paradiso terrestre ormai infranto, mentre in Non piangere due americane di mezza età giungono in una Addis Abeba in fermento preelettorale per un'adozione indipendente e, in un universo di bisogni brutalmente primari, il corpicino sensuale e avido di vita del piccolo prescelto è per la vedova Janice rinnovellamento doloroso e insieme salvifico del corpo malato del marito scomparso.
Per raccontare le nostre fragilità, Mary Gaitskill non ha paura di affondare le mani nella carne di cui siamo fatti, dipingendo immagini di goyesca fisicità. Cosí una giovane etiope coperta di piaghe agonizza davanti alla porta chiusa di un orfanotrofio con al collo un neonato invaso dai parassiti; una donna non piú giovane riflette su come, con l'età, cambi l'odore dell'urina mentre la verginità attempata di un'altra viene paragonata a una solida membrana protettiva che tutto avvolge; davanti allo specchio una ragazzina studia i propri genitali con compiaciuto stupore pensando «Questo è quello che ho»; e una maratoneta del sesso stringe il membro di un assassino fra le logore pareti di una vagina che ha avvinto mariti e amanti, riducendo la sua terribile storia a«una minuscola stella ardente nel virtuoso firmamento della sua femminea vastità».

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