lunedì 21 maggio 2012

MOVIMENTI DI PROTESTA. DEVOTO V., Da Wall Street al Loop, L'UNITA', 21 maggio 2012

“Occupy” lascia Zuccotti e le strade di Wall Street: è Chicago da venerdì il cuore delle istanze del “99 per cento”. Sono arrivati con i pullman gratuiti da Manhattan per rimettersi in marcia per manifestare con la più grande protesta contro la presenza in Afghanistan, e il ruolo della Nato, durante il vertice coi grandi del mondo. “Si parte. Stay safe, brothers and sisters”.


Cautela, fratelli e sorelle. Sei ore di viaggio per unirsi agli attivisti di tutta America, in trasferta e non troppo lontano da dove tutto è cominciato, un settembre fa. Hanno organizzato l’accoglienza e il livestreaming, riportando le notizie sugli esiti della protesta e su come la polizia (in bicicletta e a piedi, sempre con i manganelli in tasca e protetta dai nuovi caschi a prova di gas) dispiegata in massa nel Loop, il centro metropolitano e luogo delle manifestazioni, “sia ben più aggressiva di quella di New York”, si legge negli articoli del sito di OccupyWallStreet. Cinque arresti (gli attivisti ora in carcere sono accusati di terrorismo), e alcuni giornalisti freelance coinvolti in un tafferuglio: è finora il bilancio della protesta che oggi ha avuto la sua marcia clou dalla parte bassa della città fino al McCormick Place, dove si tengono i lavori del vertice Nato. “Essere qui per occuparsi del futuro”, dice Max Grenger di “Seeds of Peace”, che a Zuccotti come a Chicago è accorso a supportare la protesta, nella “cucina all’aria aperta” del movimento, distribuendo oltre mille pasti al giorno. «A ventinove anni Occupy è a tutti gli effetti il mio lavoro». Dice che manifesterà fino alla fine del summit, lunedì: «Stretto nel corteo, fino a quando decidiamo di marciare. E non ho paura, non dei manganelli, né degli spray urticanti. In cucina abbiamo litri di aceto, un rimedio “casalingo” che ne contrasta gli effetti». Stessi slogan, da Manhattan a Michigan Avenue: “Di chi è la strada? Nostra”. Mark Johnson dell’organizzazione interreligiosa “Fellowship of reconciliation” è arrivato venerdì, sperando di vedere a Chicago la stessa energia che ha respirato nella sua New York, nei giorni di Zuccotti: «Qui per contestare il ruolo della Nato. Un organismo che avrebbe dovuto essere smantellato dopo la guerra Fredda. Qui per reinventare l’America».

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