mercoledì 18 luglio 2012

BANCHE MONDIALI E RICICLAGGIO. MAZZONIS M., Quando la banca globale ricicla, L'UNITA', 12 luglio 2012

Mettiamo in fila le notizie. L’ultima è contenuta in un rapporto del Congresso Usa appena diffuso: la britannica nata a Hong Kong (e globale) HSBC, primo gruppo istituto di credito europeo ha riciclato denaro proveniente dai narcotrafficanti messicani. Non solo, soldi sospetti siriani e iraniani sono passati per le loro casse (in questo caso la violazione è delle sanzioni imposte dalle Nazioni Unite).


 In totale la banca ha accettato, senza verifiche, 15 miliardi di dollari. La sussidiaria messicana della banca, avvertita dalle autorità nazionali che suoi correntisti potevano essere implicati nel traffico di droga, ha fatto spallucce. Un cliente di HSBC era ad esempio tal Ye Gon, cinese-messicano a cui hanno trovato in casa 205 milioni di dollari in contanti, la cifra più alta mai sequestrata. Il signor Ye oggi vive in un carcere Usa. A Miami i clienti Mauricio e Leon Cohen hanno usato i conti per aggirare il fisco ed evadere 105 milioni di dollari. Oggi la banca verrà ascoltata in Senato e ha annunciato che chiederà scusa per le sue azioni e che è disposta a pagare. Da Londra arriva la notizia che Bank of England smentisce solennemente Barclays e spiega che aveva fatto pressioni per un cambio di management. Ma nessuno ne ha mai saputo nulla. Come nessuno ha mai saputo delle discussioni tra il governatore della Bank of England e Timothy Geithner (oggi al Tesoro Usa e nel 2008 a capo della Fed di New York) sui timori che il Libor – il tasso di interesse interbancario – fosse manipolato. Del buco prodotto da JP Morgan per speculare aggirando le leggi appena approvate dal Congresso Usa abbiamo saputo dopo. Tutti i manager e banchieri si cospargono il capo di cenere davanti alle commissioni di inchiesta. Sono gli stessi che usano allegramente i soldi dei messicani (o di chi per loro) per attaccare le valute, mettere in ginocchio un Paese e così via. E mentre fanno una cosa, fanno anche l’altra. A loro volta, i regolatori, sono così timorosi che non toccano il sistema per paura di incrinarlo. Le riforme serie del sistema bancario americano vennero approvate nel 1933, quasi 5 anni dopo il cataclisma del ’29. Ci volle tempo e capitale politico per capire quanto fossero importanti. Verrà anche il nostro tempo? Se vince Obama, forse.

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