giovedì 10 gennaio 2013

CINEMA USA. GUSA VAN SANT, PROMISED LAND, di GIULIA D'AGNOLO VALLAN, Gli effetti collaterali dell'identità americana, IL MANIFESTO, 8 gennaio 2013


Il fracking facilita la fuoriuscita in superficie del gas ma contamina le acque uccidendo il bestiame
Un film «sull'America di oggi, sull'identità americana». L'ultimo lavoro di Gus Van Sant, Promised Land, uscito il week end scorso negli Usa, è nato da una serie di conversazioni tra Matt Damon, l'attore di The Office John Krasinski e lo scrittore Dave Eggers. «Discutevamo molto della situazione attuale del paese - da dove veniamo, dove siamo diretti», ha raccontato (in un'intervista al sito Screen Rant) Damon, che è produttore del film, e che inizialmente doveva/voleva esserne anche il regista. 

Il soggetto che i tre hanno scelto di trattare, sullo sfondo della campagna idilliaco/arcaica della Pennsylvania occidentale, è in effetti attualissimo, e sarà uno dei temi caldi del discorso sull'ambiente destinato ad attraversare il secondo mandato della presidenza Obama. In Promised Land, Matt Damon è Steve Butler, executive di piccolo cabotaggio della Global Crosspower Solutions, un gigante dell'energia alternativa che elargisce ricchi assegni a contadini poveri in cambio del diritto di estrarre il gas naturale nascosto in profondità sotto i loro campi. Il processo per cui si accede a quella che viene generalmente promossa (tra gli altri, dall'ex candidato presidenziale Mitt Romney) come «una delle migliori alternative alla schiavitù delle dipendenza dal petrolio arabo» è la fratturazione idraulica, ovvero il fracking (da hydraulic fracturing), e cioè l'inserzione, a pressione elevatissima, di una miscela di acqua e sostanze chimiche che, frantumando lo strato di roccia che lo protegge, permettono la fuoriuscita in superficie del gas. Soggetto di un memorabile documentario di Josh Fox, Gasland (a Sundance 2010 e poi nominato all'Oscar), il fracking (tecnologia sviluppata dalla Halliburton «di» Dick Cheney) ha però degli effetti collaterali piuttosto spiacevoli tra cui, per esempio (dato è difficile controllare il mix liquido, una volta sparato sottoterra) quello di inquinare le sacche di acqua circostanti, uccidendo raccolti e bestiame, o di rendere l'acqua potabile tossica al punto di essere infiammabile. Ripresa da Fox nel suo film, la scena di un signore che letteralmente «accende» l'acqua che esce dal suo rubinetto, ha fatto il giro di tutti i newsmagazine Usa, ed è un classico su YouTube.
Tali effetti collaterali non sono parte del pitch che Steve Butler fa ai suoi potenziali clienti, agricoltori cui è rimasto poco o nulla sia del business che della tradizione di famiglia. Perché, oltre alle preoccupazioni ambientali ed economiche, in Promised Land, ricordare anche quella tradizione è importante. Si tratta ovviamente di un concetto alieno per Butler che, insieme a una collega graniticamente interpretata da Frances McDormand pensa di essere «la» soluzione ideale per ovviare non solo la miseria dei residenti ma anche la loro marginalizzazione dalla società contemporanea: con un assegno solo, la Global Crosspower Solutions ti rimpolpa il conto in banca e ti (ri)mette al passo con il resto del mondo.
«I am a good guy», sono una brava persona, si ripete spesso e convinto Steve Butler. «You are a good guy», gli dicono i residenti di McKinley. In tutto questo tripudio di buone intenzioni, e mentre le cose stanno procedendo per il meglio secondo i piani della Global Crosspower, durante un consiglio comunale, un vecchio ex professore (Hal Holbrook) alza la mano e apre il vaso di Pandora citando i corollari più controversi del fracking.
Allo stesso tempo, arriva in paese un giovanotto in pick up truck (John Krasinski) che si presenta come l'emissario di un gruppo ambientalista e, munito di fotografie del disastro che il fracking ha causato alla fattoria di famiglia, porta dalla sua (con l'aiuto fra l'altro di country music, birra gratis e di una presentazione horror presso la scuola elementare) la piccola comunità che, a quel punto, è decisamente confusa. Per ovviare alla seduzione del «verde», Butler e socia si inventano una piccola fiera dove i contadini potrebbero immaginare come spendere tutti quei soldi che non hanno. Ma l'evento finisce travolto da una pioggia torrenziale.....Anche la meteorologia è contro la fratturazione idraulica! Un tocco doppiamente ironico, visto che tra i finanziatori di Promised Land c'è anche l'emirato petroliere di Abu Dhabi.
Mano a mano che si va avanti, la storia si avvita sulla crisi di coscienza di Butler, che ha meno a che vedere con la possibilità avvelenare o no qualche mucca che con la riscoperta dei valori di un'esistenza che lui, con logica darwiniana, giudicava estinta. Basta citare The Informant per essere sicuri che Steven Soderbergh avrebbe fatto un film più avvincente, ricco e politicamente affilato di Gus Van Sant, arrivato in soccorso di Matt Damon (suo sceneggiatore in Good Will Hunting) quando l'attore si è trovato troppo impegnato per dirigere il film lui stesso. Le ossessioni abituali di Van Sant non c'entrano molto con il tono alla Capra delle sceneggiatura di Krasinski (su soggetto di Eggers). E, guardando il film, uno ha l'impressione che se mai il regista di Milk si trovasse bloccato una settimana a McKinley si sparerebbe dalla noia.
Eppure, nonostante la sua blandezza, Promised Land ha già attirato le ire dei pro-fracking per esempio nello stato di New York, che, nella sua zona centromeridionale, ha un sottosuolo ricco di gas naturali proprio come quello della zona della Pennsylvania di cui si parla nel film. Il governatore Andrew Cuomo non ha ancora deciso se permettere o meno nello stato quel metodo di estrazione. Lo farà probabilmente quest'anno. Ma il dibattito sulle licenze per lo sfruttamento delle proprietà agricole è già cominciato Upstate, come racconta un articolo dal New York Times di ieri. «Se le compagnie del gas arrivano qui sarà la fine», diceva all'uscita di un cinema di Oneonta, Barbara Loeffler, proprietaria di una fattoria e in pensione. «La gente di qui vuole conservare ciò che ha. Dall'altra parte è solo questione di soldi» diceva Dan Mark, ex ispettore sanitario, anche lui dopo aver visto il film. Ma per Dick Downey, capo di un'associazione di proprietari terrieri locali, che non spenderebbe 5 cents per vedere Promised Land, e tutta «una montatura hollywoodiana».
Obama si è detto cautamente non contrario al fracking e, la primavera scorsa, la sua amministrazione ha fatto entrare in vigore alcune restrizioni al modo in cui viene praticato. Ma c'è ancora molto da fare. Nel 2005, infatti, il governo Bush/Cheney aveva sostanzialmente esentato il fracking dal Safe Drink Act, e cioè dalla legge che protegge la potabilità delle falde acquifere. Lo aveva fatto garantendo a chi estrae la possibilità di mantenere segrete le sostanze chimiche usate durante il procedimento. Dal 2009 giace al Congresso, incapace di far passare una proposta per revocare quell'esenzione. Riuscire ad approvarla sarebbe un buon punto di partenza.

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