sabato 12 novembre 2011

OCCUPY WALL STREET. D'Agnolo Vallan G., Abbiamo una banca, IL MANIFESTO, 11 novembre 2011

Piccoli risparmiatori statunitensi hanno ritirato i soldi dai colossi bancari per spostarli su istituti locali e no-profit. L'iniziativa partita da Facebook ha già mosso un flusso di 4.5 miliardi di dollari e ottenuto una vittoria

Nel calendario di Occupy Wall Street (che ha appoggiato ma non ideato l'iniziativa), sabato scorso era Bank Transfer Day, cioè il giorno in cui si incoraggiavano le persone a trasferire i loro risparmi da grosse banche commerciali come Bank of America, Citibank o Chase, a banche locali no-profit, come le Credit Union, che offrono ai propri clienti servizi individualizzati, interessi più bassi sui prestiti, meno tasse e l'opportunità che i profitti derivati dal loro denaro vengano reinvestiti nella comunità cui appartengono.
A lanciare la campagna, dopo che Bank of America e Wells Fargo avevano annunciato l'introduzione di una tassa di cinque dollari al mese per l'uso del bancomat, è stata una ventisettenne gallerista di Los Angeles, Kristen Christian, che aveva postato l'evento sulla sua pagina Facebook invitando cinquecento amici a seguire il suo suggerimento entro il 5 novembre. Venerdì scorso, sulla pagina Facebook, i sostenitori dell'iniziativa erano 79.000.
Dall'esordio online di Bank Transfer Day, in un coro di proteste generali e con il rapido espandersi del movimento nato da Occupy Wall Street, la tassa dei 5 dollari è rientrata. Ma i risparmi di parecchi americani hanno iniziato a defluire lo stesso dalle grosse banche. L'Associazione Nazionale delle Credit Union ha infatti riportato - nella sola giornata di sabato - l'arrivo di 40.000 nuovi «membri» (non usano la parola cliente) e depositi per un totale di 80 milioni di dollari. Secondo dati del Baltimore Sun, sono stati 650mila i nuovi membri nel mese di ottobre, con capitali pari a un valore di 4.5 miliardi di dollari. La Bethpage Federal Bank di Long Island, la maggiore Credit Union dello stato di New York, ha registrato l'85% di nuovi conti in più rispetto all'anno scorso, nelle cinque settimane che anno preceduto il Bank Transfer Day e 1.471 nuovi conti correnti nell'arco di una promozione speciale fatta in previsione di quel giorno. Sempre alla stessa banca, sono stati 699 i membri arrivati freschi sabato scorso, il 40% in più di un sabato qualsiasi, seguiti da altri 799 il lunedì successivo. E la Lower East Side People's Federal Credit Union, una piccola banca nella downtown di New York, non lontano da Zuccotti Park, sta registrando circa 55 nuovi conti a settimana, contro i soliti 10. Abbastanza - diceva il manager a un amico - per mandare temporaneamente in tilt la filiale per mancanza di sufficienti moduli, libretti degli assegni e affini.
Considerando che la più grossa delle banche americane, la Chase, ha 26 milioni e mezzo di clienti, le cifre dell'esodo verso le Credit Union non sono certo tali da far tremare i giganti che, prevedibilmente, non stanno rilasciando dati su quanti conti siano stati recentemente chiusi presso le loro filiali. Rispetto alle Credit Union i colossi finanziari offrono maggior accesso ai bancomat (in genere parte di un network internazionale) e servizi che spesso le banche piccole non sono in grado di fornire, come il pagamento automatico delle bollette. E queste sono cose che complicano la possibilità di un trasferimento in massa. Ma chi pensa che solo per aver eliminato la nuova tassa dei 5 dollari le grosse banche possano mettersi il cuore in pace sbaglia. «È troppo poco e troppo tardi», ha detto al Washington Post Kristen Christian, che ha già aperto due nuovi conti presso delle Credit Union. Anche coloro che per ora lasciano i propri risparmi dove sono, stanno facendo molta, molta, più attenzione.

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