domenica 20 novembre 2011

INTERNET E PATOLOGIE SOCIALI. RECENSIONE. Codeluppi V., Una rete di individui narcisisti e solitari, IL MANIFESTO, 16 novembre 2011

L'editore Piano B ha di recente pubblicato il libro Homo Interneticus del critico culturale Lee Siegel (pp. 192, euro 13,50). Il libro, che negli Stati Uniti - dove è uscito tre anni fa - ha fatto molto discutere, portava nell'originale un titolo assai più efficace: Against the Machine, cioè «Contro la macchina», ovvero il computer, ma anche, per estensione, Internet, la rete dei computer.


Quasi Siegel avesse voluto dire ai lettori fin dal titolo che la sua posizione era opposta a quella concezione trionfalistica che tende ad avvolgere oggi Internet e i suoi usi - la concezione cioè sostenuta dagli entusiasti della Rete, quelli che Siegel chiama «tecnofili utopici», come ad esempio Kevin Kelly o Alvin Toffler.


Pur sviluppando i suoi ragionamenti in maniera equilibrata, Siegel appartiene a quel filone di pensiero critico verso Internet che ha cominciato a svilupparsi da qualche tempo negli Stati Uniti. Lo studioso tenta infatti soprattutto di mettere in evidenza come la Rete stia modificando in maniera radicale la nostra vita grazie al successo che ottiene, perché riesce a collegare individui separati mantenendoli tali - grazie cioè al fatto che viene rafforzata quella tendenza fondamentale delle società odierne in base alla quale l'individuo è anteposto alla società, in quanto la soddisfazione dei desideri individuali è considerata più importante rispetto allo sviluppo di relazioni sociali soddisfacenti.
L'ambiente virtuale cui dà vita, e nel quale gli individui sono collegati tra loro pur rimanendo in una situazione di isolamento, produce infatti nelle persone l'illusione che la vita vera sia solo quella che si sviluppa al suo interno e che il mondo fisico esterno non abbia più importanza. Sposando la tesi sostenuta negli anni Ottanta da Cristopher Lasch nel volume La cultura del narcisismo, Siegel cerca di applicarla alla Rete e afferma che il successo di Internet dipende soprattutto dalla sua capacità di assecondare il bisogno narcisistico delle persone di esaltare il proprio io. La soddisfazione di questo bisogno è particolarmente gratificante e produce come conseguenza un ulteriore isolamento degli individui dalla realtà in cui vivono - un allontanamento cioè dagli altri e dai limiti che inevitabilmente essi pongono con la loro presenza. Il narcisista infatti, come scriveva Lasch, è una persona «la cui percezione di sé dipende dall'approvazione di altre persone, di cui tuttavia non gli importa nulla».
Secondo Siegel, però, Lasch non poteva prevedere negli anni Ottanta quello che è successo in seguito con l'arrivo di Internet, e cioè la nascita di un privato totalmente «costruito». Lo spostamento del privato delle persone all'interno dello spazio pubblico ha determinato infatti lo sviluppo di due tipi di privato: uno vero, inaccessibile e gelosamente nascosto, e uno non corrispondente a verità, in quanto recitato e presentato secondo un modello che possa renderlo «vendibile» - che in altri termini consenta agli individui di vendersi al meglio nei blog, su Youtube, nei siti di incontri o nei social network.
Questo cambiamento è stato determinato non tanto dall'avvento di Internet in sé, quanto dall'imporsi di una potente ideologia che ha sostenuto e stimolato lo sviluppo della Rete - una ideologia basata sulla figura di prosumer definita da Toffler, vale a dire il consumatore che diventa produttore, l'utente che è in grado di dare vita a propri contenuti e che viene continuamente invitato a partecipare. Una ideologia, soprattutto, che porta sempre più a sostituire l'immaginazione con l'autoproduzione, la creatività artistica con l'autoespressione. Secondo Siegel, però, l'autoespressione caratterizza persone che «sembrano non avere la pazienza di imparare il mestiere. Questi, semplicemente, si precipitano online e provano a vendere (visto che attirare l'attenzione è diventato un nuovo tipo di guadagno) qualsiasi cosa sia a portata di mano: un cagnolino con il singhiozzo o un ricordo inventato».
Siegel sottolinea che in realtà la produzione per uso personale è sempre esistita e non è frutto dello sviluppo in anni recenti delle società avanzate e di Internet. Ma il fatto che venga presentata come una novità e venga associata a Internet, cioè il mezzo di comunicazione più attuale, la rende particolarmente affascinante e consente al sistema industriale di appropriarsi del tempo libero delle persone, in precedenza tempo di relax e svago perché separato dalla vita pubblica e quindi non sfruttabile sul piano economico.
Siegel ha anche affermato che ciò che viene proposto come «demassificazione» in realtà non è tale perché la grande offerta esistente in Rete spinge paradossalmente a differenziarsi attraverso l'omogeneità: si risponde cioè all'enorme quantità di possibilità esistenti cercando di essere il più possibile simili a tutti gli altri, dal momento che la grande diversità disorienta, mentre la tipicità e la normalità rassicurano. Si imita dunque tutto quello che è diventato popolare, anche perché ciò risponde all'insicurezza generata dalla Rete attraverso l'annullamento di una coscienza storica e la cancellazione di standard provenienti da antenati e predecessori e in grado di consentire una valutazione comparativa.
Questi comportamenti però non soltanto frenano lo sviluppo della cultura popolare, che necessita inevitabilmente di originalità e innovazione, ma impediscono anche lo sviluppo di uno sguardo critico, che ha bisogno anch'esso di basarsi su standard riconosciuti. Quello sguardo che Siegel riesce fortunatamente ancora ad adottare, fornendo così con il suo libro una efficace ricognizione dei principali nodi problematici della Rete.

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