lunedì 6 maggio 2013

ARMI STAMPATE IN 3D A CASA. GABRIELE DE PALMA, La pistola fatta con una stampante 3D funziona, IL CORRIERE DELLA SERA, 6 maggio 2013

Funziona. Nonostante i dubbi e le perplessità di molti osservatori è stata realizzata la prima arma in plastica realizzata con una stampante 3D. A darne dimostrazione stato il suo ideatore, Cody Wilson, che da un anno lavora al progetto assai controverso per la creazione di un database di istruzioni open source per creare armi da fuoco con la stampa 3D. L'arma è stata battezzata Liberator, in onore delle omonime pistole usa e getta che gli americani costruirono durante la seconda guerra mondiale con l'intento – mai realizzato efficacemente – di paracadutarle ai francesi durante l'occupazione nazista.

16 PEZZI - La nuova Liberator è composta di 16 pezzi, quindici dei quali in plastica. Solo il percussore è in metallo e facilmente reperibile nei numerosi negozi di armi da fuoco in Usa. È stata realizzata con una stampante 3D di seconda mano prodotta da Stratasys dal valore di 8mila dollari. Le parti sono fatte di polimeri di plastica molto resistenti in grado di sopportare l'esplosione e il passaggio del proiettile nella canna. Dopo lo sparo dimostrativo i reporter di Bbc e Forbes hanno verificato con mano che non ci fossero danneggiamenti di sorta. L'arma era in grado di sparare ancora. Una seconda prova, con proiettili di calibro maggiore, non è invece andata a buon fine: l'arma è esplosa.
 CONTROVERSIE - Fin dal suo annuncio il progetto Defense Distributed ha suscitato polemiche e ha già costretto il legislatore a pronunciarsi in merito. Wilson, nel manifesto programmatico cui ha messo mano, gioca sulla labile distinzione che in questo caso esiste tra armi e informazioni. Defense Distributed infatti più che produrre armi vuole mettere a disposizione di tutti le istruzioni per farsele, o farsele fare fino a quando le stampanti 3D avranno prezzi più accessibili. La sua posizione invoca la libertà di espressione, la società dell'informazione e lo spirito libertario e comunitario dell'open source, anche se Wilson, studente di legge all'Università del Texas, si definisce anarchico.

A NORMA DI LEGGE - Il deputato Steve Israel non ha sottovalutato il progetto di Wilson e il mese scorso ha proposto la modifica della legge che regolamenta le armi da fuoco, la Undetectable Fireamrs Act, estendendola anche a quelle stampabili e ai singoli componenti realizzabili in plastica. La legge vigente peraltro condanna i dispositivi da fuoco realizzati in materiali non rilevati dai metal detector, motivo per cui in Liberator è stato inserito un secondo componente metallico oltre al percussore: un tondino di ferro che non sfugge ai controlli. E ogni esemplare, conformemente alla legge, ha un proprio numero seriale che lo identifica. Ma dalle istruzioni pubblicate sul sito è possibile realizzare Liberator senza aggiungere il tondino e senza necessariamente stampare il numero di serie. Al momento il pericolo rappresentato dalla diffusione su larga scala e in mani poco raccomandabili di Liberator e dei prossimi modelli di Defense Distributed è minimo. Soprattutto negli Usa è ancora molto più facile e meno costoso procurarsi armi tradizionali, ma potenzialmente le condizioni perché armi stampate in plastica possano un domani essere economiche ed efficaci ci sono tutte. E già oggi il rischio che possano venire usate per dirottare un volo aereo non è da sottovalutare.

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