mercoledì 29 maggio 2013

LA GUERRA CONTRO I TALEBANI. GUIDO OLIMPIO, I droni Usa tornano a colpire in Pakistan Ucciso Rehman, numero due dei talebani, IL CORRIERE DELLA SERA, 29 maggio 2013

L'attacco chiude una lunga partita tra Stati Uniti e terroristi, iniziata 4 anni fa in una base americana in Afghanistan



WASHINGTON - Un raid che chiude, per ora, un conto aperto molto tempo fa. Un drone della Cia ha ucciso in Pakistan il numero due dei talebani locali, Wali ur Rehman. Morti altri cinque estremisti, tutti nascosti nella zona di Miranshah, nel Waziristan del Nord. L’intelligence aveva un motivo in più nel dare la caccia a Rehman, un operativo di peso con ruolo anche di ideologo. Secondo gli 007 il talebano aveva organizzato l’attentato contro la base Champan della Cia a Khost, il 30 dicembre 2009: sette gli agenti uccisi, compresa la responsabile della «stazione», Jennifer Matthews. Un attacco spettacolare condotto da un kamikaze giordano. Una spy story.
L'AGENTE «DOPPIO» O «TRIPLO» - L’uomo bomba, il medico Humam al Balawi, avrebbe collaborato per un certo periodo con l’intelligence Usa fornendo informazioni per aiutare le incursioni dei droni ma, in seguito, avrebbe deciso di tornare dalla parte dei qaedisti. Un agente «doppio» oppure, secondo altri, «triplo», in quanto avrebbe cambiato più volte idea. Alla fine però ha messo a segno il colpo riuscendo a farsi invitare nella base della Cia a Khost. Manovra resa possibile dalla sua offerta: «Vi farò prendere Ayman Al Zawahiri». E gli americani sono caduti nella trappola accogliendolo come un ospite graditissimo all’interno della «Chapman». La Matthews aveva fatto persino preparare una torta in suo onore. E il «dottore» non appena si è trovato al cospetto dell’intero team di 007, compreso un alto ufficiale giordano, ha attivato la carica esplosiva che portava sotto un lungo mantello.
LA MAXI TAGLIA DA 5 MILIONI DI DOLLARI - La strage ha segnato profondamente la Cia e sollevato molte polemiche sulla mancanza di cautela mostrata in quell’occasione. Le critiche, però, hanno lasciato spazio alla rappresaglia con l’uccisione di diversi terroristi legati all’episodio. Una partita che si è chiusa con l’eliminazione di Rehman favorita probabilmente da un buon lavoro di intelligence o dalla soffiata di un informatore allettato dalla taglia di 5 milioni di dollari. Per i talebani è certamente un rovescio perché, oltre a perdere un capo di primo livello, significa che la loro rete di protezione è stata superata. Ma il movimento è abituato a queste situazioni e il ruolo di Rehman sarà occupato da un altro.

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